Silk Faw, un anno di promesse e illusioni

23 luglio 2022 | 16:05
Share0
Silk Faw, un anno di promesse e illusioni

Lunedì, dopo 12 mesi di giochi di prestigio da parte di mister Jonathan Krane e dei suoi soci cinesi, su un terreno improvvidamente preparato dai nostri politici e industriali locali, si arriverà finalmente al redde rationem

REGGIO EMILIA – Lunedì si terrà l’incontro decisivo tra l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, e i massimi rappresentanti di Silk Faw in cui l’azienda dovrà “portare novità” e “rendere pubblico” l’impegno a costruire la fabbrica di supercar a Gavassa. Dopo un anno di promesse e illusioni, seminate da mister Jonathan Krane e dai suoi soci cinesi, su un terreno improvvidamente preparato dai nostri politici e industriali locali, si arriverà finalmente al redde rationem.

Chi ci segue lo sa. Reggio Sera ha subito, fin dall’inizio, in solitaria, quando tutti incensavano questo investimento, sollevato dubbi e perplessità su un’operazione che aveva innumerevoli punti deboli: finanziari, ambientali e geopolitici. Nessuno ha voluto vedere e analizzare le problematicità di un investimento che appariva, fin da subito, piuttosto debole. Facciamo una breve cronistoria.

Nel febbraio del 2020 Jonathan Krane, attraverso Silk EV, approccia la provincia cinese dello Jilin prospettando loro un investimento italo – americano di 1,3 miliardi di dollari (https://www.reggiosera.it/2021/11/silk-faw-un-miliardo-in-ballo-fra-cina-e-stati-uniti/283036/) per sviluppare a Changchun uno stabilimento di ricerca e sviluppo per la mobilità elettrica del futuro facendo leva sul loro know how italo-americano nello sviluppo di auto ad alte prestazioni grazie al loro centro di ricerca e sviluppo dedicato che si trova a Modena.

Peccato che nel 2020 la Silk EV non aveva nessuna sede a Modena. La Silk EV apre la partita Iva in Italia solo nel dicembre 2020, prima di quella data non poteva avere manco un indirizzo a Modena, figuriamoci un 100% owned reserch, developemnt and production centre. Quindi gia’ nel 2020 questi signori vantavano di avere un centro di ricerca e sviluppo che aveva firmato partnership addirittura con Ferrari e Porsche (https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/prove_novita/2020/04/24/-hongqi-produrra-auto-supersportiva-con-silk-ev-_5a1591c5-b40d-4300-bc97-6688a995facc.html).

Quindi aperta la partita Iva i Krane boys, dopo aver convinto i politici cinesi che gli americani portavano i soldi, sono passati a lavorarsi i politici dell’Emilia-Romagna. Sono venuti a Bologna e a Reggio Emilia e hanno convinto la leadership locale che c’era una opportunita’ unica di sviluppare una macchina cinese ad alte prestazioni e che i cinesi ci tenevano tanto a stare nel centro della Motor Valley per godere del Motor Valley sound e del know how e lanciare questa partnership straordinaria tra Jilin e l’Emilia-Romagna. Li hanno convinti prospettando che i cinesi ci avrebbero messo il progetto Hongqi S9 e gli americani i soldi, 1,3 miliardi (gli stessi miliardi che avevano promesso ai cinesi) per costruire nella nostra regione un research, developemnt and production center (la stessa cosa promessa alla provincia dello Jilin).

Cosi’, dopo aver aperto la partita Iva, nel 2021 si avventurano nella apertura del conto corrente. Essendo una legal entity nuova detenuta al 100% da una societa’ con sede a Dublino, a sua volta detenuta da una LLC con sede alle Cayman, facevano fatica a trovare una banca disposta a chiudere un occhio sulle leggi antiriciclaggio e che soprassedesse sulla opacita’ della risalita proprietaria. L’azienda ha dovuto penare e non poco per convincere una banca a farlo.

Alla fine pare che un notaio bolognese ci abbia messo una pezza e abbia stilato un atto per garantire che Silk EV era detenuta da Mr Krane sollevando cosi’ la banca dalla responsabilita’ di controllare. Il vulnus della società alle Cayman pero’ rimane, tant’e’ che, ogni operazione di rilievo, solleva le attenzioni della Banca d’Italia. Ogni volta che c’e’ un pagamento di un certo importo o cessione di quote entra in funzione l’alert della Banca d’Italia.

In sostanza i nostri politici locali e la nostra Unindustria si sono resi disponibili a fare affari con gente poco trasparente, con una società con sede alle Cayman, che ogni volta che effettua pagamenti subisce segnalazioni, dovute per legge, all’antiriciclaggio e che fa il gioco delle tre carte tra Jilin e l’Emilia-Romagna, che promette investimenti miliardari fra la Cina e la nostra Regione, che vanta sedi di ricerca sviluppo e produzione che non ha e partnership altisonanti che non esistono e investimenti che non ci sono. Ma davvero era il caso di stendere il tappeto rosso, come è stato fatto, a personaggi come questi?