Riciclaggio in criptovalute, indagato un imprenditore di Rio Saliceto

14 luglio 2022 | 11:08
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Riciclaggio in criptovalute, indagato un imprenditore di Rio Saliceto

La Finanza ha accusato 48 persone, in tutta Italia, di associazione a delinquere, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte

RIO SALICETO (Reggio Emilia) – Perquisizioni anche a Reggio Emilia nell’ambito di un’operazione della Guardia di finanza di Firenze che ha indagato 48 persone per associazione a delinquere, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Quattro imprenditori cinesi sono stati arrestati (tre in carcere e uno ai domiciliari). Ad essere indagato, nella nostra provincia, un cinese che ha un laboratorio tessile a Rio Saliceto che è stato perquisito.

Sono stati sequestrati anche 14,5 milioni di euro. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, sono state sviluppate anche attraverso l’analisi dei flussi finanziari, la consultazione delle banche dati e l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette e hanno consentito di individuare 44 imprese (prevalentemente riconducibili a cinesi), attive nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e calzature ed operanti soprattutto in Lazio, Campania e Toscana.

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Secondo gli inquirenti queste imprese, alcune delle quali di breve durata (c.d. imprese “apri e chiudi”), avrebbero accumulato debiti fiscali a fronte dei quali sono state destinatarie di avvisi di accertamento e/o di cartelle esattoriali insolute per circa 15 milioni di euro. Le somme complessivamente sottratte al fisco, pari a circa 10 milioni di euro, sarebbero state poi traferite con bonifici privi di giustificazione economica, in favore di quattro cinesi, titolari di imprese a Firenze.

Questi ultimi, nei confronti dei quali è stata ipotizzata un’associazione per delinquere, subito dopo aver ricevuto tali somme, avrebbero sistematicamente trasferito all’estero la provvista illecita, ostacolandone l’identificazione della provenienza delittuosa. Poiché la sostituzione dei proventi dell’evasione fiscale sarebbe avvenuta mediante il sistema di exchange di criptovalute e il successivo trasferimento delle stesse su ulteriori portafogli virtuali (“wallet”), per tracciare i flussi finanziari e i punti di conversione tra moneta corrente e criptovaluta, la Procura fiorentina ha trasmesso
ordini europei d’indagine e richieste di rogatoria nei confronti di numerosi Stati esteri (Germania, Lituania, Slovenia, Estonia, Liechtenstein e Seychelles).

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Grazie alla cooperazione giudiziaria internazionale si è appreso che i proventi dell’evasione fiscale sarebbero stati prima convertiti in valute virtuali, poi trasferiti verso wallet, presso ulteriori exchanger alle Seychelles, intestati a cinesi, e, da ultimo, riconvertiti in moneta corrente.

I quattro imprenditori cinesi arrestati, fra il 2018 e il 2020, hanno riciclato proventi da evasione fiscale per circa 10 milioni di euro. Per altri 44 imprenditori (destinatari del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali) è stato ipotizzato il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

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