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Mafie, Grimilde: respinta istanza ricusazione contro pm Ronchi

4 luglio 2022 | 16:05
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Mafie, Grimilde: respinta istanza ricusazione contro pm Ronchi

Era stata presentata dalla difesa di Oppido: scintille tra imputato e Antonio Valerio

REGGIO EMILIA – Il pubblico ministero della Direzione antimafia Beatrice Ronchi schiva la trappola preparata contro di lei dall’avvocato Antonio Piccolo, difensore nel processo Grimilde contro la ‘ndrangheta di Domenico e Gaetano Oppido. Nell’udienza di stamattina in tribunale a Reggio Emilia, dove è celebrato il rito ordinario, la Corte presieduta da Donatella Bove ha infatti respinto, dichiarandola “inammissibile”, l’istanza di ricusazione del pm avanzata nelle scorse settimane dal legale degli imputati.

In sostanza secondo Piccolo, nell’ambito del cosiddetto “affare Oppido” (la maxi truffa da oltre due milioni al ministero delle Infrastrutture ordita dal sodalizio emiliano emersa nel processo Aemilia) il suo assistito avrebbe presentato una denuncia per estorsione nei confronti del collaboratore di giustizia Antonio Valerio. Ma i pubblici ministeri (allora Ronchi e Marco Mescolini) non vi avrebbero dato seguito, mancando così al loro dovere di esercitare l’azione penale. Pertanto, l’avvocato aveva chiesto di procedere nei confronti dei magistrati “dal punto di vista disciplinare o penale”.

Proprio Valerio, intanto, era ancora stamattina in aula come testimone dell’accusa ed è tornato sull’affare Oppido. I fatti risalgono al 2010 quando il sodalizio criminale capeggiato dalla famiglia Grande Aracri riuscì a farsi staccare il corposo assegno da 2,2 milioni dal ministero delle Infrastrutture attraverso una falsa sentenza- attribuita ad un giudice del Tribunale di Napoli- che imponeva il pagamento della somma a titolo di risarcimento per l’esproprio di un terreno (in realtà inesistente) di proprietà dell’azienda degli Oppido.

Il documento superò tutte le verifiche al ministero grazie alla compiacenza del suo funzionario Renato De Simone (detto “l’avvocato”, condannato nell’abbreviato di Grimilde) e del nipote Giuseppe Fontana, impiegato della banca di Cesena, filiale di Reggio Emilia. Il ministero dunque pagò i due milioni nel 2010. Su queste vicende è anche sfumato per un aspetto formale un confronto tra Valerio e Domenico Oppido, che Ronchi voleva effettuare stamane. Oggetto del contendere un pacchetto di assegni del valore di 180.000 euro che Oppido sostiene Valerio avesse ricevuto, entrando nell’operazione illecita.

Il pentito lo ha smentito seccamente dicendo di non averli mai avuti in mano “altrimenti me li sarei tenuti”. Poichè però quelle di Oppido sul presunto coinvolgimento di Valerio erano dichiarazioni spontanee rese a ottobre del 2021 il confronto non è stato ammesso. Questo non ha impedito a imputato e pentito di scambiarsi battute pungenti che hanno tra l’altro portato a una breve interruzione dell’udienza.