Risparmi dei reggiani a quota 18,7 miliardi

21 giugno 2022 | 13:02
Share0
Risparmi dei reggiani a quota 18,7 miliardi

Ogni reggiano possiede, mediamente, circa 35mila euro e possiede 26mila euro in titoli

REGGIO EMILIA – A fine marzo 2022 sono risultati in aumento del 5,8% i prestiti erogati dal sistema di credito rispetto alla stessa data dello scorso anno; gli impieghi bancari si sono così portati a 20,3 miliardi di euro.

I risparmi dei reggiani (imprese e famiglie) hanno intanto continuato a salire, anche se il tasso di crescita si è sensibilmente ridotto, in parte per una probabile minore capacità di accantonamento e in parte per una ripresa delle spese per consumi e investimenti. Dopo il boom della parte centrale della pandemia, che aveva visto i depositi in crescita del 16,6% al 31 marzo 2021, il tasso di crescita si è portato a +0,5% (con uno stock di 18,796 miliardi a fine marzo 2022); analogo – seppure meno marcato – l’andamento dei titoli a custodia, passati in un anno da +16,2 a +4,7%, per un valore stock complessivo di 13,849 miliardi registrato a fine marzo 2022.

Questo significa che ogni reggiano risparmia mediamente circa 35mila euro e possiede 26mila euro in titoli.

I dati rilasciati dalla Banca d’Italia e analizzati dall’Ufficio studi della Camera di Commercio evidenziano aumenti sia per le imprese (+3,1%) che per le famiglie consumatrici (+2,8%), anche se l’incremento più rilevante riguarda le società finanziarie che complessivamente assorbono un quarto del credito erogato nella nostra provincia.

Ad assorbire la maggior parte degli impieghi bancari è comunque il mondo delle imprese, che si attesta al 49%, seguito dalle famiglie con il 26%.

Guardando al sistema produttivo, gli andamenti sono molto diversificati a seconda del settore di attività economica: il comparto edile, ad esempio, a conferma di un trend positivamente segnato da bonus e superbonus, ha diminuito ulteriormente il ricorso al credito bancario con una inversione di tendenza evidenziata dal passaggio, in dodici mesi, dal +3,8% del marzo 2021 al -6,3% registrato quest’anno.

Passa al segno meno anche il settore dei servizi, che dal +7,2% del marzo 2021 scende a -1,4%. Le attività manifatturiere, al contrario, evidenziano un aumento ulteriore del ricorso al credito bancario: dal +5,7% del marzo 2021 si arriva, infatti, a +10,1% a marzo 2022.

Pur in assenza di analisi di dettaglio da parte delle fonti nazionali, è realisticamente presumibile che questi andamenti siano da attribuire, almeno fino alla fine del primo trimestre 2022, alla buona ripresa produttiva dello scorso anno e al buon andamento anche del primo trimestre, con un aumento del ricorso al credito legato ad investimenti più che a problemi finanziari.

Una conferma indiretta giunge anche dal versante del tasso di deterioramento del credito, che ha segnato un buon miglioramento su base annua, scendendo dallo 0,7% del marzo 2021 allo 0,4% del marzo 2022. La scadenza delle moratorie terminate a fine 2021, in sostanza, vede la maggior parte delle imprese pienamente rispettose dei piani di ammortamento dei prestiti.

Secondo quanto riportato dalle considerazioni finali del Governatore della banca d’Italia rilasciate recentemente, il quadro complessivamente non si presenta negativo; tuttavia ci potrebbero essere effetti indiretti legati al conflitto in Ucraina, al momento difficili da valutare.

Le esposizioni dirette degli istituti di credito italiani verso controparti residenti in Russia, Bielorussia ed Ucraina sono contenute; a preoccupare di più, però, sono i forti incrementi dei prezzi dell’energia e delle materie prime che incidono sui costi delle imprese.

credito