Penelope va alla guerra, così le donne ucraine tessono la sicurezza dei loro soldati

27 giugno 2022 | 21:09
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Penelope va alla guerra, così le donne ucraine tessono la sicurezza dei loro soldati

In un centro culturale di Odessa i volontari, per la maggior parte donne, hanno realizzato, a partire da febbraio, 600mila reti mimetiche per coprire carri armati, autoblindo, cannoni, check point e sacchi di sabbia

ODESSA – Giornalisti, insegnanti, taxiste al lavoro per realizzare reti militari per garantire la sicurezza dei loro soldati. Succede anche questo a Odessa che si sta preparando all’assedio dell’esercito russo che è a soli 200 chilometri dalla città nel sud dell’Ucraina sul Mar Nero. Accade in un centro educativo e culturale della città dove vengono assistite le famiglie dei profughi che fuggono dalle città vicine conquistate dall’esercito invasore.

Questi volontari, per la maggior parte donne, hanno realizzato, a partire da febbraio, 600mila reti mimetiche per coprire carri armati, autoblindo, cannoni, check point e sacchi di sabbia. Un migliaio di persone, in tutto, coinvolte in questo progetto a cui, ogni giorno, lavorano un centinaio di persone. Mentre la vita ad Odessa scorre apparentemente tranquilla, con bar e ristoranti aperti e con la gente che fa di tutto per riappropriarsi della normalità in un paese in guerra, questi uomini e donne si danno da fare per il loro esercito.

A farci da traduttore e a spiegarci cosa fanno queste persone è Oleg Zviagin, responsabile del centro. Eugene, giornalista, 54 anni, dice: “Nessuno di noi può stare a casa seduto a fare niente, mentre l’esercito russo attacca la nostra patria in questo modo. Nessun paese del mondo può combattere una armata come la nostra, formata da milioni di cittadini che sono in campo per combattere il nemico”.

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Ludmilla, 61 anni, driver, ora è in pensione. Mentre tesse la sua tela, novella Penelope ucraina, aggiunge: “Voglio che la nostra vittoria arrivi presto, perché desidero di tornare presto alla nostra vita di prima. E’ molto importante il nostro lavoro per la sicurezza dei soldati. E’ un potere in più che diamo loro. E’ come un talismano di sicurezza per i nostri militari”. E chiude la conversazione facendo con le due dita la V di vittoria.

Di fianco a lei c’è Anne, insegnante di chimica, che conclude: “Dopo due settimane che ero a casa senza fare niente, ho capito che dovevo darmi da fare per il mio paese. Sono venuta qui e mi hanno chiesto di fare questa rete. Potrà durare poco, potrebbe essere bruciata e distrutta. Ma i nostri soldati, per un po’, resteranno al sicuro”.

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