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Monsignor Savino a Odessa: “Bisogna costruire la pace dal basso”

27 giugno 2022 | 21:55
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Monsignor Savino a Odessa: “Bisogna costruire la pace dal basso”

Il vicepresidente della Cei: “Si possono fornire armi per la legittima difesa, ma siamo sicuri che sia la soluzione migliore?”

ODESSA – “Se pensiamo al problema dell’autodifesa è chiaro che le armi possono essere date per una legittima difesa. Ma dobbiamo anche domandarci: la legittima difesa è una soluzione? Non è forse più utile costruire la pace dal basso?”

Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei, è appena arrivato a Odessa la città ucraina sul Mar Nero assediata dai russi, per portare la vicinanza della Chiesa italiana alla popolazione del paese invaso dalla Russia. Ci è giunto con la Carovana della pace. Il gruppo di viaggio di #stopthewarnow, che si è fatto duemila chilometri per arrivare fin qui dall’Italia, è composto da una quarantina di persone, in rappresenta di un movimento che rappresenta il mondo cattolico (Focsiv, Pax Christi, Beati costruttori di pace, Nuovi Orizzonti, Focolari e molte altre), ma anche realtà del panorama del volontariato e dell’associazionismo laico, dall’Arci alla Cgil, da Mediterranea a “Un ponte per”.

Ha detto a Reggio Sera monsignor Savino: “Sono ad Odessa per portare l’abbraccio della Chiesa italiana. Siamo qui con la carovana della pace fedeli a un “no”, senza se e senza ma, all’odio, all’inimicizia e alla guerra. A dire che la pace è possibile e che la guerra non è mai una soluzione. Siamo qui a dire che non bastano gli aiuti umanitari, ma per mettere le nostre vite a disposizione. Questo per essere fedeli al messaggio di Gesù che dice: “Beati i costruttori di pace”.

Monsignor Savino domani sarà a Mykolaiv che, nei giorni scorsi, è stata pesantemente bombardata dai russi e che è praticamente sulla linea del fronte. Commenta: “C’è un momento, nella storia di ciascuno di noi, in cui dobbiamo compiere dei gesti forti per stare accanto alle vittime, agli sfollati e a chi soffre. Questo per attivare processi di fraternità inclusiva”.

Quando gli si chiede cosa pensa dell’intenso dibattito italiano sull’invio di armi all’Ucraina, risponde: “Se pensiamo al problema dell’autodifesa è chiaro che le armi possono essere date per una legittima difesa. Ma dobbiamo anche domandarci: la legittima difesa è una soluzione? Non è forse più utile costruire la pace dal basso e attivare sempre di più i canali del dialogo e della diplomazia, ma, soprattutto, invitare la Nato, gli Usa, la Cina e l’India a uscire allo scoperto e a dire: ci mettiamo intorno a un tavolo e non ci alziamo fino a che la pace non sarà un fatto reale e concreto?”.

(3 – continua)