Blitz antiterrorismo contro cellula pakistana, un arresto a Fabbrico

7 giugno 2022 | 17:42
Share0
Blitz antiterrorismo contro cellula pakistana, un arresto a Fabbrico

Il 25enne pakistano Tair Y. faceva parte di una rete di fondamentalisti islamici che volevano preparare attentati in Italia. “Tra due mesi cominciamo a comprare armi”

FABBRICO (Reggio Emilia) – Un 25enne pakistano, Yaseen Tahir (nella foto in alto a sinistra), è stato arrestato oggi dalla Digos di Genova, a Fabbrico, all’interno di una operazione, coordinata dalla Dda della Procura di Genova, che ha sgominato una rete di fondamentalisti islamici arrestati dalla Digos tra Genova, Firenze, Reggio Emilia, Bari, più altri ricercati tra Francia e Spagna. Le persone arrestate tra l’Italia e la Spagna sono state sei. Ne dà notizia Genova24 in un articolo scritto da Katia Bonchi. La procura di Genova ritiene che gli indagati appartengano ad una associazione, definitasi Gruppo Gabar, che si propone il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo.

Il giovane, che aveva un permesso di soggiorno come rifugiato politico dal 2015, era stato arrestato in Francia il 22 febbraio dell’anno scorso per il porto di un grosso coltello, con una lama da 40 centimetri, proprio come Assan Zaer Mamourd, l’attentatore che ha ferito 2 persone sotto la sede della rivista satirica Charlie Hebdo il 25 settembre del 2020.

Y.T., postava con cadenza giornaliera, su Facebook, TikTok e Youtube, numerosi video nei quali era ripreso avvolto da tunica e copricapo neri mentre recitava testi inneggianti alla violenza oppure mentre, in compagnia di connazionali, in strada o all’interno di abitazioni, brandiva machete o coltelli di grandi dimensioni mimando insieme agli altri il gesto del taglio della gola.

L’indagine è partita proprio da lui. Due mesi prima di quell’attentato, alcuni degli odierni arrestati si erano fatti una foto sotto la Torre Eiffel (foto da Genova24) con l’attentatore e l’avevano pubblicata sui social con la didascalia “abbiate un po’ di pazienza…ci vediamo sui campi di battaglia”. Il 25enne pakistano era andato all’estero, dopo l’arresto, ma poi era tornato in Italia nell’aprile del 2021. Prima a Chiavari e poi si era trasferito a Fabbrico dove, in via Trieste, dove viveva, è stato arrestato.

Il 25enne pakistano, secondo il gip, forniva il proprio contributo partecipativo all’associazione terroristica “… promuovendo a partire dall’aprile 2021, la formazione di una cellula operante in Italia, attraverso il reclutamento di sodali, la individuazione di un covo, l’acquisto di armi, offrendo ospitalità a sodali, mantenendo rapporti e contatti con personaggi al vertice della organizzazione”.

L’ipotesi associativa ha trovato conforto non solo attraverso i continui contatti virtuali e di persona degli indagati ma anche grazie alla “captazione” di conversazioni intercorse tra T. Y. e tale “Peer” (“maestro”) poi identificato in N. R, pakistano di 33 anni attualmente detenuto in Francia, anch’egli tra i destinatari delle misure estese in campo internazionale. Nei dialoghi registrati, infatti, è emersa chiaramente la volontà di entrambi di creare una cellula italiana del Gruppo Gabar reclutando sodali (“ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono… più saremo meglio è…”) individuando un covo (“fammi lavorare 2 mesi, e poi troviamo una nostra tana e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia”) e dichiarando la ferma intenzione di acquistare armi (“tra due mesi comincio a comprare armi”).

Dall’estate 2021 gli investigatori hanno documentato numerosi incontri tra gli indagati che, periodicamente, hanno raggiunto il territorio italiano, in particolar modo Fabbrico dove, dal 2 al 5 settembre del 2021 il Gruppo Gabar si è riunito con la partecipazione di vari soggetti poi indagati nell’odierno procedimento provenienti dalla Francia e da altre località italiane. C’è stato anche un incontro in un ristorante di Soliera

L’Italia, secondo gli inquirenti, era il luogo privilegiato per il supporto logistico del Gruppo Gabar.