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Reggio Emilia, domani il Csm discute su nuovo procuratore capo

3 maggio 2022 | 16:03
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Reggio Emilia, domani il Csm discute su nuovo procuratore capo

Il magistrato in pole position per prendere il posto vacante è Calogero Gaetano Paci, attuale procuratore aggiunto di Reggio Calabria

REGGIO EMILIA – Il Consiglio superiore della magistratura discuterà domani della nomina del nuovo procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia, incarico vacante dal marzo del 2021 dopo il brusco trasferimento di Marco Mescolini a Firenze per “incompatibilità ambientale”. Il magistrato in pole position per prenderne il posto – l’ufficio è stato nel frattempo retto dal procuratore reggente Isabella Chiesi – è Calogero Gaetano Paci, attuale procuratore aggiunto di Reggio Calabria. A proporlo all’unanimità per l’incarico è stata la quinta commissione del Csm, che domani in seduta plenaria potrebbe esprimersi sull’istanza.

Il nome di Paci è stato “promosso” con una comunicazione del 27 aprile scorso inviata al Consiglio, anche dallo stesso ministro della Giustizia Marta Cartabia. Ci sono però anche altri pretendenti, tra cui tre donne. Si tratta nello specifico di Antonio Gustapane, oggi in forza alla Procura di Bologna, Erminio Carmelo Amelio, sostituto procuratore a Roma, Rossella Poggioli in servizio nella procura sotto le due torri e Isabella Cavallari, sostituto procuratore a Ravenna. Inoltre: Paolo Savio (sostituto a Brescia), Marilù Gattelli (Ravenna), Henry John Woodcock oggi sostituto presso la Procura di Napoli e Francesco Rotondo sostituto procuratore a Salerno. Per la quinta commissione del Csm, tuttavia, tutti i loro profili risultano “non prevalenti” rispetto a quello di Paci, secondo i parametri di valutazione dei magistrati previsti nell’ordinamento giudiziario.

Per Reggio Emilia, tuttora sferzata dalle inchieste sulla ‘ndrangheta, potrebbe quindi profilarsi un nuovo procuratore antimafia. Non solo Paci arriva da un territorio di storico radicamento delle organizzazioni criminali ma, nella prima parte della sua carriera, ha lavorato anche a Palermo. Qui è stato in particolare estensore e relatore di numerose ordinanze relative a processi di mafia, tra cui quelli instaurati a seguito della guerra che ha riguardato le province di Agrigento e Trapani tra Cosa Nostra e le cosiddette “Stidde”.