Lavoro, un badge per cantieri sicuri e trasparenti

2 maggio 2022 | 15:04
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Lavoro, un badge per cantieri sicuri e trasparenti

Al via ad agosto un progetto sperimentale di prefettura e 24 enti

REGGIO EMILIA – Cantieri pubblici come “case di vetro” dall’1 agosto a Reggio Emilia, per contrastare lavoro “grigio” e infiltrazioni mafiose e aumentare la sicurezza in edilizia. Parte infatti il progetto sperimentale del “badge di cantiere” (esperienza apripista in regione e seconda in Italia dopo quella meno organica di Macerata), frutto di un anno di lavoro coordinato dal prefetto Iolanda Rolli e nato all’interno del tavolo che monitora i flussi di manodopera nel settore delle costruzioni.

Si tratta di nuovo strumento realizzato insieme ad altri 24 soggetti – firmatari oggi di un apposito protocollo operativo – che comprendono la Cassa edile, le associazioni sindacali, Comune di Reggio e Provincia come committenti di opere pubbliche, forze dell’ordine ed enti che si occupano dei controlli sui luoghi di lavoro (Ausl, Inps, Inail e Ispettorato del lavoro). A tutti loro il “badge”, abbinato al cosiddetto “Cruscotto di cantiere” adottato in provincia già dal 2018, consentirà di verificare da remoto quanti sono i lavoratori in forza ad uno specifico sito, se sono regolarmente assunti e se il contratto loro applicato è quello congruo con la mansione che svolgono, a cui devono essere idonei anche dal punto di vista della formazione e sanitario.

La sperimentazione – presentata all’indomani della festa del 1° maggio – si applicherà in particolare ai cantieri pubblici di opere il cui valore supera i 500.000 mila euro, mentre nel settore privato agiscono norme di legge per i lavori di importo superiore ai 70.000 euro. Funzionerà così: per i cantieri già “fotografati” nella banca dati del cruscotto, la Cassa edile rilascerà ai lavoratori un’app che, come il vecchio cartellino da timbrare, questi dovranno passare su un lettore di Qr code posto all’ingresso del luogo di lavoro, che trasmetterà poi le informazioni al sistema. Per le ditte non edili la procedura sarà la stessa, ma queste dovranno prima registrarsi su un portale, sempre attivato dalla Cassa edile.

Come spiega il prefetto Rolli, infatti, “in un cantiere possono esserci regolarmente persone che fanno riferimento a 32 contratti diversi. Ma non tutte sono formate o hanno avuto visite mediche per andare su ponteggi di altezza elevata o svolgere compiti usuranti; ci possono essere anche dei florovivaisiti o lavoratori delle pulizie o dei trasporti”. E proprio nelle pieghe di questa giungla contrattuale si annidano le potenziali irregolarità perché, “per eludere i costi di contratti più onerosi alcune imprese tendono ad assumere o distaccare personale che svolge altre attività o assistiamo al lavoro ‘grigio’ dove i contratti vengono applicati in parte così come la contribuzione”, spiega ancora il prefetto.

Per questo, “riteniamo che il badge possa essere uno strumento molto utile sia per arricchire la sicurezza in edilizia in un momento il settore sta riprendendo vitalità, sia nell’ottica dell’attività di prevenzione e per la legalità che da tempo portiamo avanti su questo territorio”, aggiunge Rolli. Non è tutto. In caso di risultati positivi, infatti, si pensa già di estendere lo strumento anche al settore agricolo dove, come conferma il segretario provinciale della Cgil Cristian Sesena, “anche qui abbiamo riscontrato fenomeni simili al caporalato e allo sfruttamento”. Per il presidente della Provincia Giorgio Zanni “siamo in un momento particolare dove nel pubblico atterreranno sul territorio le risorse del Pnrr e nel privato, nonostante le difficoltà legate all’aumento dei prezzi e dei costi energetici, i cantieri vanno”. Quindi “penso che sia proprio il momento giusto per dare corso a questa sperimentazione”.