Silk Faw, nel mirino dell’azienda i soldi del Pnrr

25 aprile 2022 | 15:02
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Silk Faw, nel mirino dell’azienda i soldi del Pnrr

I dirigenti della joint venture sinoamericana ad aprile hanno partecipato al click day e caricato i documenti necessari. Mister Krane è a caccia di 200 milioni di euro

REGGIO EMILIA – Non c’è solo il finanziamento regionale di 4,5 milioni di euro della Regione nel mirino di Silk Faw, ma ora si apprende che l’azienda sinoamericana, che ha intenzione di realizzare un megastabilimento a Gavassa per la produzione di supercar elettriche, punta anche ai soldi del Pnrr, ovvero il Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato nel 2021 dall’Italia per rilanciarne l’economia dopo la pandemia di Covid-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese.

Lo scrive il Corriere della Sera riportando che ad aprile i dirigenti della joint venture hanno partecipato al click day e caricato i documenti necessari per cercare di sottoscrivere con Invitalia un contratto di sviluppo legato agli investimenti pubblici per sostenibilità e innovazione.

L’azienda è a caccia di soldi, perché, per realizzare il suo progetto ha bisogno, in totale, di un miliardo e 300 milioni di euro. Nell’immediato, però, ne servono almeno 200. Jonathan Krane, il finanziere newyorchese ideatore del progetto, dovrebbe dar vita, entro 6-9 mesi, a una raccolta fondi sul mercato dei capitali Usa e del Middle East per raccogliere questi soldi, ma non sarà facile in una fase geopolitica così difficile e senza nemmeno uno stabilimento realizzato, riuscire a raggranellare questa somma sul mercato.

Altrimenti, come qualcuno spera nella nostra città, ci dovrebbero pensare i cinesi di Faw che, al momento, non sono tuttavia soci di maggioranza. Il Corriere ricostruisce con precisione anche la struttura societaria della joint venture sinoamericana. Scrive: “Alla testa di tutto c’è una società di diritto americano che è controllata da una company, domiciliata alle isole Cayman, che, a sua volta, ha in pancia una società di diritto irlandese e, alla fine, scendendo giù per i rami troviamo la Silk Sport Car Company, statunitense, che ha in pancia Silk Faw Automotive Group Italia srl, società di diritto italiano con un capitale versato di 26,6 milioni di euro. Tutto è organizzato in modo che Silk Ev abbia l’85% e Faw il restante 15%”.

Nella società alle Cayman è presente il manager cinese Li Chongtian, responsabile per tutti gli investimenti esteri del gruppo Faw e quindi garante del committente di Pechino. Ebbene qualcuno spera che se mister Krane non riuscirà nel suo compito, forse potrebbero arrivare i cinesi a farsi carico del progetto prendendo la maggioranza.  Che sia Krane o la Faw a metterci i soldi, nel mondo politico e industriale reggiano poco importa. Basta che qualcuno arrivi a diradare la nebbia che si sta addensando su questo progetto. D’altronde, per parafrasare Deng Xiaoping, “non importa di che colore è il gatto, l’importante è che prenda i topi”.