Ucraina, a Mariupol respinta la proposta di resa: Ue denuncia crimini di guerra

21 marzo 2022 | 19:31
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Ucraina, a Mariupol respinta la proposta di resa: Ue denuncia crimini di guerra

Si continua a combattere nel centro di Mariupol, bombardamenti anche su Odessa e Sumy

ROMA – In Ucraina sei persone hanno perso la vita in un centro commerciale di Kiev, colpito dai missili russi che, secondo quanto riporta la stampa internazionale, sono deflagrati distruggendo un edificio di dieci piani e i veicoli in strada e causando un profondo cratere.

Stamani, l’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha invece condannato l’assedio che prosegue da giorni alla città di Mariupol, a sud, sul mare di Azov. “I bombardamenti indiscriminati stanno devastando la città e uccidendo tutti”, costituendo “un crimine di guerra”, ha detto il capo della diplomazia Ue, che è intervenuto in attesa del vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa europei. Il Consiglio mira a definire i prossimi passi dell’Unione e un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro Mosca. Lo stesso tema sarà al centro della visita del presidente americano Joe Biden in Polonia. Prima della tappa a Varsavia, Biden si recherà a Bruxelles per un summit con i leader della Nato, del G7 e dell’Ue.

Il Cremlino ha nuovamente invitato l’esercito che difende Mariupol ad arrendersi, ma da Kiev è giunto un no: “Non se ne parla, né della resa, né di deporre le armi, abbiamo già informato la Russia” ha detto il vice-primo ministro Iryna Verechtchouk alla testata Ukrayinskaya Pravda. Mosca infatti aveva chiesto all’esecutivo ucraino una risposta scritta al suo ultimatum entro la mattina di oggi. Bombardamenti russi dalle navi da guerra posizionate nel mar Nero hanno intanto danneggiato diversi edifici della città portuale di Odessa, ma al momento non si sarebbero registrate ancora vittime. Lo ha confermato sul proprio canale Telegram Serhiy Bratchuk, il portavoce dell’Amministrazione militare dell’oblast di Odessa.

Infine a nord-orientale, l’attacco che intorno alle 5 del mattino ha colpito un impianto per la produzione di ammonio nella città assediata di Sumy ha causato una “leggera fuoriuscita” della sostanza tossica. Sebbene il Servizio nazionale per le emergenze avesse in un primo momento invitato la popolazione ad allontanarsi, ora l’organismo ha fatto sapere che l’allerta è rientrata. Squadre sono già intervenute sul posto per mettere l’impianto in sicurezza.

POLITI (ODESSA JOURNAL): “LA MARINA RUSSA SAGGIA LE DIFESE”

“Abbiamo assistito ad attacchi di droni russi, con la risposta della contraerea così spettacolare da sembrare un film, e poi c’è stato il bombardamento stamani della flotta russa che ha colpito degli edifici residenziali, ma per fortuna erano già stati evacuati e quindi non ci sono vittime. Per il resto, la vita prosegue come prima: la gente non lascia più la città come all’inizio e hanno riaperto vari negozi, locali e ristoranti. C’è però una novità: da qualche giorno la marina russa attacca i settori della difesa lungo la costa, forse per valutare la capacità di risposta dei sistemi missilistici”. Ugo Poletti è il direttore del portale Odessa Journal e dalla città che si affaccia sul mar Nero riporta all’agenzia Dire un quadro di “relativa normalità”.

“Eccezion fatta per la prima giornata – dice il giornalista – in cui gli attacchi sono continuati dall’alba all’una circa del pomeriggio, si registrano sporadici missili su obiettivi militari. La città non è assediata, le vie di accesso sono libere, si può raggiungere in macchina la Moldavia e la Romania, e prendere ancora il treno notturno per L’viv (Leopoli). I supermercati sono riforniti di tutto – non si trova solo birra e super alcolici – e volendo si può fare una passeggiata in città, ad eccezione del centro storico, che ospita il municipio e i principali monumenti come il teatro dell’Opera, blindato dai militari”.

Secondo Politi, la maggior parte della popolazione non è intenzionata a partire né a mostrarsi intimorita da Mosca. La “sensazione di minaccia” pesa nell’aria, ma ci sono anche “tanti che non credono realistico un attacco russo, con un destino analogo a città come Kiev, Mariupol o Kharkiv”. Ciò non toglie che la macchina della solidarietà e delle difese sia a regime, assicura Politi: “Chi non è riuscito ad arruolarsi nel corpo di protezione cittadino lavora senza sosta per raccogliere scorte o cucinare pasti per le truppe. Si cuciono teli mimetici e fabbricano sacchetti di sabbia. C’è anche chi trasporta aiuti a sue spese. In questi giorni, si comprano biglietti online per lo zoo di Nikolaev: ovviamente nessuno ci andrà, serve a consentire ai gestori di continuare a comprare il cibo per gli animali“.

Che nell’area di Odessa la normalità sembra intenzionata a resistere lo dimostra anche una notizia riportata proprio sul portale diretto da Politi: i contadini hanno iniziato la semina e già il 3% dei terreni è stato raggiunto. “Se non ci sono scontri e l’accesso ai campi è possibile, lavoriamo. Non mancano attrezzature e autisti dei trattori. Faremo ogni sforzo per garantire che il raccolto abbia luogo“, ha detto Denis Tkachenko, capo dell’Unione locale degli agrari.

BORRELL: “PRONTI AD APPROVARE STRATEGIA DIFESA UE”

“Non avremmo mai immaginato che ci saremmo trovati ad approvare la nostra ‘Bussola strategica‘ in una situazione così complicata e noi stessi non ci saremmo mai aspettati che l’Ue avrebbe affrontato una sfida simile a quella che sta attualmente gestendo“. Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza comune europea Josep Borrell prima della riunione dei ministri degli Esteri europei che oggi a Bruxelles si esprimeranno sullo Strategic Compass, la visione di lungo termine che costituirà la base per le iniziative dell’Ue nel campo della sicurezza per i prossimi 5-10 anni. “Gli Stati devono concentrarsi sulla gestione coordinate delle proprie risorse militari in quanto responsabili della sicurezza comune e della politica di difesa”, ha detto Borrell. Il capo della diplomazia europea ha già affermato che il documento “non rappresenta la risposta alla guerra ucraina, pur essendo una parte della soluzione al conflitto” (fonte Dire).