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Strage di Bologna, “choc enorme: una vittima urla ancora da quel giorno”

4 marzo 2022 | 16:49
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Strage di Bologna, “choc enorme: una vittima urla ancora da quel giorno”

Il legale di parte civile racconta il dramma di una sua assistita

REGGIO EMILIA – “Il lutto non verrà mai elaborato, non è superabile, perché le vittime non si rendono conto del loro coinvolgimento nella strage. Gli effetti si vedono nel breve e lungo periodo”. Le conseguenze dell’attentato del 2 agosto 1980 sono al centro dell’arringa di Lisa Baravelli, legale di parte civile nel processo sulla strage alla stazione di Bologna contro Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia in corso in Corte d’Assise nel capoluogo emiliano.

Per spiegare meglio quali siano le conseguenze di lungo periodo sulle vittime, Baravelli cita il caso di “una donna, che all’epoca non aveva ancora compiuto 11 anni ed era in stazione”, a cui “lo choc della strage ha procurato una danno incalcolabile: dal 2 agosto- spiega- ogni giorno, ogni notte, ogni ora, ogni 5-10 minuti, lei emette un urlo, che può essere di tonalità differenti, anche molto forte”.

Quanto accaduto, prosegue la legale, “le ha provocato dolori fisici, ha subito varie operazioni e ha dovuto fare diverse sessioni di terapia che non hanno curato la sua sofferenza”, e il trauma subito “ha provocato effetti devastanti, come non poter andare a scuola o al cinema, essere sempre giudicati e sotto gli occhi di tutti”. Questa, conclude Baravelli, “è una sofferenza incolmabile”, senza contare che “questo urlo costante di sofferenza e paura le rievoca il ricordo della strage”.

Nella prima parte dell’udienza odierna interviene anche un’altra legale di parte civile, Alessia Merluzzi, che pone invece l’accento sulla figura del magistrato romano Mario Amato, ucciso il 23 giugno 1980 dai Nar Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini. Merluzzi ricostruisce, inoltre, le connessioni tra i gruppi neofascisti dell’epoca e i servizi segreti, soffermandosi in particolare sugli appartamenti di via Gradoli a Roma usati come covi, in periodi diversi, dalle Brigate rosse e dai Nar (fonte Dire).