Silk Faw, la Regione: “Niente soldi se prima non assume”

22 marzo 2022 | 12:04
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Silk Faw, la Regione: “Niente soldi se prima non assume”

Il sottosegretario Baruffi: “Zero anticipi. Se non rispetta gli impegni, il contributo salta”

REGGIO EMILIA – Il colosso sino-americano Silk-Faw non vedrà neanche un euro da parte della Regione Emilia-Romagna prima di aver assunto il personale promesso. Lo mette in chiaro Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Regione, rispondendo oggi in Assemblea legislativa all’interrogazione della consigliera verde Silvia Zamboni. I finanziamenti regionali alla multinazionale, che a Reggio Emilia dovrebbe realizzare un nuovo polo per la costruzione di hyper-car elettriche, saranno erogati “solo a fronte dell’avanzamento degli stadi del progetto – precisa Baruffi – e all’assunzione del personale. Non in anticipo”.

Il sottosegretario spiega anche che il progetto della Faw sarà monitorato ogni semestre e che “il mancato adempimento agli obblighi di assunzione del personale porta alla revoca del finanziamento”. Baruffi ci tiene comunque a sottolineare che lo scorso 4 marzo, in un incontro alla presenza anche del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, dell’assessore regionale Vincenzo Colla e del console cinese, i vertici di Silk-Faw hanno assicurato che l’azienda “farà fronte ai propri impegni” e hanno garantito “il rispetto dei termini dell’accordo”.

Da parte di Zamboni, però, resta la preoccupazione. Nell’area individuata a Reggio Emilia per ospitare il nuovo polo produttivo, ad oggi “non c’è traccia di lavori in corso” e i proprietari del terreno “hanno fatto trapelare la voce che l’azienda non è neanche andata a rogito”, avendo tra l’altro anche “difficoltà nel reperimento del capitale”. Sulla Faw grava, oltretutto, “il precedente di un’operazione analoga in Germania nel 2018, fallita nel 2021 senza produrre neanche un’auto e lasciando a casa 1.500 persone”. Proprio per questo, segnala Zamboni, “anche gli esperti non escludono che l’operazione in corso a Reggio Emilia sia solo per sfruttare il nostro know how e carpire segreti industriali per esportarli”.