Silk Faw, interpellanza del M5S al parlamento europeo

2 marzo 2022 | 15:55
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Silk Faw, interpellanza del M5S al parlamento europeo

L’europarlamentare Pignedoli: “La Commissione europea faccia chiarezza sui versamenti bancari di Silk Faw in Italia e sul rispetto delle leggi europee contro il riciclaggio e sul rispetto delle normative europee sui finanziamenti cinesi per questo progetto”

REGGIO EMILIA – Il progetto del maxistabilimento Silk-Faw (cordata sino-americana delle auto elettriche) di Reggio Emilia torna nel mirino dell’eurodeputata Sabrina Pignedoli del M5s. Con un’interrogazione inoltrata alla Commissione europea, la pentastellata reggiana chiede in particolare delucidazioni sulle fonti di finanziamento dell’operazione, a suo dire contrassegnata da molti “punti oscuri”.

Infatti “l’unica certezza del progetto è un consumo abnorme di suolo – 320.000 metri quadri – per uno stabilimento che nasce per produrre auto sportive di lusso elettriche, ma che, secondo le visure della Camera di commercio, domani potrebbe diventare qualsiasi cosa”, afferma Pignedoli.

Inoltre, “l’operazione è finanziata attraverso una società con sede nel paradiso fiscale delle Cayman. A fronte di soldi e posti di lavoro promessi, la Regione Emilia-Romagna ha già dato 4,5 milioni di euro di fondi europei, mentre il Comune di Reggio Emilia ha rinunciato agli oneri di urbanizzazione per un’analoga cifra. In più, è stato dato il via libera al progetto senza valutazione dell’impatto ambientale”.

La parlamentare europea ricorda poi che “l’azienda Faw ha un precedente poco glorioso in Europa: il fallimentare progetto Byton avviato in Germania nel 2016 con ex dirigenti Bmw e Nissan, naufragato nel 2019, con 1.500 licenziamenti. Ma Faw, che ha acquisito il know-how, ora produce e vende il suo suv in tutto il mondo. Anche lo stabilimento emiliano mette a rischio il Made in Italy”.

Pertanto “vogliamo che la Commissione europea faccia chiarezza sui versamenti bancari di Silk Faw in Italia e sul rispetto delle leggi europee contro il riciclaggio. Vogliamo anche che sia verificato il rispetto delle normative europee sui finanziamenti cinesi per questo progetto”, conclude Pignedoli.