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Cronaca
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Strage di Bologna, video contro Bellini al centro di udienza di oggi

2 febbraio 2022 | 12:35
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Strage di Bologna, video contro Bellini al centro di udienza di oggi

La Corte dovrebbe decidere se autorizzare una nuova perizia sul frame he collocherebbe Bellini sul luogo dell’attentato

REGGIO EMILIA – Nuova udienza oggi a Bologna del processo a carico del 68enne Paolo Bellini, ex di Avanguardia nazionale imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980. La Corte dovrebbe decidere se autorizzare una nuova perizia sul frame (estrapolato da un filmino girato da un turista tedesco e giunto alla procura di Bologna solo nel 1985) che collocherebbe Bellini – oggi da anni collaboratore di giustizia sotto protezione – sul luogo dell’attentato, oppure disporre sempre sul video un confronto tra i periti delle parti.

Anche di questo, in una lunga intervista rilasciata il 26 gennaio alla Gazzetta di Reggio, ha parlato Guido Bellini, figlio 42enne della cosiddetta “Primula nera”. Nel corso di un colloquio con la madre Maurizia Bonini, registrato con una microspia l’11 luglio 2019, l’uomo la rimprovera aspramente per aver sostenuto di aver riconosciuto l’ex marito alla stazione di Bologna. Al quotidiano reggiano Guido Bellini ha però poi precisato: “Quell’intercettazione ambientale onestamente mi ha fatto un po’ arrabbiare poiché chiunque la ascolti può pensare che io stia difendendo mio padre. Vi posso garantire che difenderlo non è assolutamente mai neanche entrato nell’anticamera del mio cervello, anzi lo condanno per tutto quello che ha fatto”.

Erano “momenti di grande tensione – ha detto ancora Guido Bellini alla Gazzetta – e vedere mio padre accostato all’accusa di strage per me è stato un colpo pazzesco, volevo convincermi del fatto che lui non c’entrasse niente e nel momento in cui mia madre mi diceva che secondo lei era lui a me cadde il mondo addosso”. Bellini junior ha annunciato di avere pronto un libro sul suo rapporto molto tormentato col padre e ai familiari delle vittime della strage dice “di resistere e di tenere ancora duro. Hanno combattuto, sofferto e tenuto duro per quarant’anni per sapere la verità. Ora devono avere giustizia, perché è questo che meritano i loro cari”, si legge ancora nell’intervista (Fonte Dire).