Strage di Bologna, il Pg: “Ex moglie Bellini credibile, gli ha demolito l’alibi”

18 febbraio 2022 | 23:11
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Strage di Bologna, il Pg: “Ex moglie Bellini credibile, gli ha demolito l’alibi”

Nicola Proto: “La sua testimonianza è andata oltre le nostre aspettative. Le sue parole valgono più delle perizie”

REGGIO EMILIA – Maurizia Bonini, ex moglie di Paolo Bellini, “merita una patente di assoluta credibilità”, perché “demolisce l’alibi dell’ex marito, che lei stessa aveva contribuito a creare”. Ne è convinto il sostituto pg di Bologna, Nicola Proto, che si è espresso così nella sua parte di requisitoria nell’ambito del processo sulla strage del 2 agosto 1980 a carico di Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia.

Secondo Proto sono numerosi gli elementi che dimostrano la veridicità di quanto dichiarato in questo processo da Bonini, che dopo aver sostenuto l’alibi dell’ex marito per 40 anni ha cambiato versione, affermando che il 2 agosto 1980 Bellini non si trovava al delfinario di Rimini alle 9.30 – circostanza che avrebbe reso impossibile la sua presenza in stazione a Bologna alle 10.25 – ma che raggiunse i familiari nella città romagnola intorno all’ora di pranzo. In primo luogo, ricorda il pg, in un’intercettazione ambientale dell’11 luglio 2019 la donna, parlando con il figlio Guido “in un contesto protetto”, ovvero a casa sua, “ha riconosciuto per ben tre volte Bellini in una foto pubblicata sui giornali ed estrapolata dal video girato in stazione il 2 agosto 1980 dal turista svizzero Harold Poltzer”.

Sempre in quei giorni, durante una perquisizione della Digos, la donna fece una dichiarazione spontanea a una poliziotta, dicendo già allora che il giorno dell’attentato Bellini era arrivato a Rimini verso l’ora di pranzo. Infine, chiosa Proto, la sua testimonianza resa il 21 luglio scorso “è andata oltre ogni aspettativa: Bonini è andata oltre a quello che aveva detto a noi, ha riconosciuto l’ex marito nel video senza ombra di dubbio e ha retto in maniera straordinaria al durissimo controesame della difesa, senza cedere di un millimetro”.

Peraltro, sottolinea il magistrato, “venire qui ad ammettere che il marito era in stazione a Bologna e che lei aveva mentito deve essere costato molto” a Bonini, anche considerando il fatto che per 40 anni la donna ha sostenuto l’alibi di Bellini. Una decisione, quella di mentire per proteggere il marito, che secondo il pg fu presa da un lato a causa delle pressioni fatte alla donna dal suocero Aldo Bellini, definito dalla stessa Bonini “un padreterno”, e dall’altro per la paura nei confronti del marito. Senza contare, conclude Proto, la comprensibile riluttanza della donna ad ammettere che Bellini potesse essersi reso responsabile di un fatto tanto grave. “Il mio cuore – disse infatti Bonini rispondendo alle domande dei magistrati – rifiutava l’idea che fosse stato mio marito”.

Dobbiamo ricordarci una cosa, queste consulenze non sono la prova principe del processo. Questo processo dipende dalla credibilità maggiore o minore che voi date a chi ha riconosciuto Paolo Bellini nel filmato in stazione, ovvero Maurizia Bonini, che ha riconosciuto l’ex marito in privato e in dibattimento. Non fatevi fuorviare da un elemento che comunque noi abbiamo smontato e criticato”. Rivolgendosi ai giudici della Corte d’Assise di Bologna, il sostituto pg bolognese Nicola Proto conclude così, nell’udienza odierna del processo sulla strage del 2 agosto 1980 a carico di Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, la parte di requisitoria relativa alla perizia fisionomica affidata dai pg all’ingegner Giovanni Tessitore e alla consulenza prodotta dalla difesa di Bellini.

Due perizie in cui sono state messe a confronto delle foto dell’imputato e le immagini dell’uomo ripreso nel video girato in stazione a Bologna il giorno dell’attentato dal turista Harold Poltzer e che sono giunte a risultati opposti. Per la Procura generale le conclusioni di Tessitore portano ad un giudizio di compatibilità di secondo livello, corrispondente al massimo grado possibile. Nel caso specifico, ricorda Proto, gli elementi analizzati porterebbero ad un giudizio di “compatibilità totale” tra Bellini e l’uomo che compare nel video, contrariamente a quanto sostenuto dai consulenti della difesa, che però, secondo i pg, hanno utilizzato “un metodo sindacabile”, servendosi di “fotografie non congrue” per escludere alcuni elementi di compatibilità, come “la fossetta giugulare”.

L’udienza si è poi conclusa con un breve intervento dell’altro rappresentante della pubblica accusa, Umberto Palma, che si è soffermato su un altro elemento indiziario, il crocefisso che indossa l’uomo che appare nel video e che, secondo i pg, è compatibile con entrambi i crocefissi sequestrati a casa di Maurizia Bonini, uno dei quali appartiene sicuramente a Bellini. La requisitoria riprenderà mercoledì prossimo, quando forse i pg concluderanno la parte relativa a Bellini, mentre le posizioni di Segatel e Catracchia verranno trattate nell’udienza successiva, in programma venerdì 25 febbraio (Fonte Dire).