Crisi ucraina, Putin chiede al Senato l’invio di truppe all’estero

22 febbraio 2022 | 17:12
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Crisi ucraina, Putin chiede al Senato l’invio di truppe all’estero

E’ il giorno delle sanzioni contro Mosca: l’Europa propone un pacchetto, compresa la capacità del governo e dello Stato russo di accedere a capitali, mercati finanziari e servizi europei

ROMA – Dopo l’annuncio di Putin sul riconoscimento del Donbass sono sempre più incalzanti gli sviluppi e le reazioni internazionali, anche sul terreno, sebbene Mosca abbia specificato che “non si prepara per il momento” a schierare forze militari nell’Ucraina orientale. Una riunione straordinaria della commissione Nato-Ucraina si terrà oggi pomeriggio a Bruxelles, mentre, secondo Sky News, l’Ungheria dispiegherà truppe vicino al confine ucraino.

Di fronte alla minaccia russa, il capo della diplomazia ucraino Dmytro Kuleba chiede all’Occidente di dotarla di più armi e all’Ue la promessa di una futura adesione all’Unione. Joe Biden parlerà sulla crisi ucraina alle 14 locali, le 20 in Italia. Lo rende noto la Casa Bianca. Putin chiede al Senato russo l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero, a sostegno dei separatisti in Ucraina. Lo dice il vice ministro delle Difesa russo.

Sul fronte delle possibili sanzioni alla Russia, il Regno Unito ne ha annunciate contro 5 banche russe e per congelare tutti gli asset britannici di alcuni noti oligarchi considerati vicini al presidente Vladimir Putin e il primo ministro Boris Johnson, intervenendo a Wastminster, ha bollato come “provocatorie e false” le affermazioni su Putin a sostegno del riconoscimento delle regioni separatiste del Donbass. Johnson ha d’altro canto affermato che la Gran Bretagna valuta le ulteriori richieste di sostegno militare di tipo difensivo arrivate dall’Ucraina.

Intanto l’Unione europea specifica che fra gli obiettivi delle sanzioni a cui lavora è inclusa “la capacità del governo e dello Stato russo di accedere a capitali, mercati finanziari e servizi dell’Ue per limitare il finanziamento delle politiche aggressive” di Mosca. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell, ha nel frattempo invitato tutti gli Stati non europei “a non dare seguito alla decisione illegale di Mosca riconoscendo le repubbliche auto-proclamate”.

“Temiamo che la Russia usi il riconoscimento delle due repubbliche auto-proclamate come pretesto per ulteriori azioni militari contro l’Ucraina”. In mattinata la prima a dare un segnale forte era stata la Germania, cedendo, almeno temporaneamente, su uno dei progetti sui quali ha più interessi economici: il gasdotto Nord Stream 2. E’ stato lo stesso cancelliere Olaf Scholz ad annunciare il congelamento dell’autorizzazione della rete, non ancora in funzione, che collega la Russia alla Germania. Un messaggio a Mosca ma anche ai 27 che rischiano una spaccatura proprio per gli interessi incrociati sui paletti da mettere alla Russia. Subito il plauso della Casa Bianca, mentre si attende che l’amministrazione Biden annuncerà nelle prossime ore le sue misure.