Editoriali

Caos quarantene e isolamenti, il Covid mette in ginocchio la sanità reggiana

8 gennaio 2022 | 15:00
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Caos quarantene e isolamenti, il Covid mette in ginocchio la sanità reggiana

La macchina dei tamponi è ingolfata: politici e dirigenti sanitari hanno avuto tempo per prepararsi a questa evenienza, ma non lo hanno fatto e corrono ai ripari, in modo pasticciato, solo adesso

REGGIO EMILIA – La forza della natura. Il Covid ha messo in ginocchio perfino il tanto decantato modello di sanità reggiana che ha un servizio sanitario efficiente ed una buona copertura vaccinale. La gestione della pandemia, però, dal punto di vista delle quarantene e degli isolamenti, con relativi tamponi, è stata deficitaria sotto tutti gli aspetti nella nostra provincia. Quando i casi si sono impennati la macchina dei tamponi dell’Ausl si è letteralmente ingolfata. Sono innumerevoli le testimonianze di reggiani costretti a passare l’intera quarantena e isolamento senza un tampone di controllo o con ritardi pesantissimi da questo punto di vista.

Cittadini chiusi in casa a cui arriva solo l’sms periodico dell’Ausl, per chiedergli come stanno, senza avere la più pallida idea di quando potranno tornare alla loro vita normale. Un danno, al di là dell’aspetto psicologico, anche economico perché molti di loro non possono tornare a lavorare negli uffici e nei servizi pubblici. Per non parlare dei liberi professionisti che devono stare in casa senza fatturare per un periodo di tempo superiore al normale dato che il tampone di controllo, che potrebbe liberarli, non arriva.

La ciliegina sulla torta è arrivata oggi. Ieri l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, ha annunciato che da lunedì le farmacie potranno effettuare tamponi in tutta la Regione per liberare i cittadini da isolamenti e quarantene. Oggi l’Ausl in conferenza stampa dice che nel Reggiano hanno le agende piene e invita i cittadini a non andare in farmacia la prossima settimana perché, fra l’altro, i rispettivi sistemi informatici ancora non dialogano.

Il quadro che emerge è desolante. Eppure, dopo due anni di Covid, era immaginabile che durante l’inverno ci sarebbe stata un’emergenza dal punto di vista dei tamponi visto l’innalzarsi dei contagi. Era pure prevedibile che il picco di contagi innestato da Omicron, dopo che era successo in altri Paesi europei, avrebbe investito anche l’Italia. Politici e dirigenti sanitari hanno avuto tempo per prepararsi a questa evenienza, ma non lo hanno fatto e corrono ai ripari, in modo pasticciato, solo adesso.

Spiace per i cittadini che pagano le tasse, ma anche per medici e infermieri che, dopo due anni di duro lavoro, continuano a pagare gli errori di chi sta sopra di loro nella catena di comando: politici e dirigenti.

Paolo Pergolizzi