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Strage di Bologna, Bellini: “Interno a ‘ndrangheta, poi divenni killer”

2 dicembre 2021 | 09:01
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Strage di Bologna, Bellini: “Interno a ‘ndrangheta, poi divenni killer”

Il procuratore generale: “Dal 2 agosto in poi fu sempre un sicario a pagamento”. L’esame dell’ex esponente di Avanguardia nazionale si concluderà venerdì

REGGIO EMILIA – “Io ero interno alla cosca, ero consigliere di Vasapollo fino a quando non è stato ucciso, poi è cambiato tutto e sono diventato un killer”. Rispondendo alle ultime domande del sostituto pg Nicola Proto, l’ex esponente di Avanguardia nazionale, Paolo Bellini, imputato in Corte d’Assise a Bologna per concorso nella strage del 2 agosto 1980, ricostruisce così l’inizio della sua ‘carriera’ all’interno della ‘ndrangheta nei primi anni ’90.

Proto si sofferma poi su alcune dichiarazioni rese dall’imputato nel maggio del 2000, nelle quali Bellini fa riferimento ad una sorta di ‘stipendio’ di un milione e mezzo al mese per le attività svolte per conto dei Vasapollo. Da parte sua, sul punto l’imputato afferma che “non avevo un contratto: quei soldi – spiega – erano un rimborso spese per i miei spostamenti e per le persone che dovevo rintracciare”.

Secondo il pg, però, da queste dichiarazioni “appare un pagamento mensile per il rintraccio delle persone da colpire”: un dato “rilevante” per questo processo, in quanto traccia il ritratto di “un soggetto che per denaro si presta a svolgere un’attività per la cosca”. Quando poi Bellini, come aveva già anticipato prima dell’inizio del suo esame, ribadisce di non voler rispondere a domande non legate alla strage del 2 agosto, la Procura generale chiede di acquisire tutti i verbali in cui l’ex estremista di destra parla del suo periodo all’interno della ‘ndrangheta.

Una richiesta a cui i legali dell’imputato si oppongono, ma che viene invece accolta dalla Corte, che fa propria la tesi dei pg, secondo cui “Bellini ha fatto questa strage per denaro e ha ucciso 85 persone perché è un sicario”, e quindi “ci interessa dimostrare che è stato un killer a pagamento anche in seguito e anche per conto della ‘ndrangheta”.

Esame Bellini si concluderà venerdì
Si concluderà all’inizio della prossima udienza, con alcune domande del presidente della Corte d’Assise di Bologna, Francesco Caruso, l’esame dell’ex esponente di Avanguardia nazionale, Paolo Bellini, per concorso nella strage del 2 agosto 1980. Tre udienze, quindi, non sono state sufficienti per completare la deposizione di Bellini, che ieri pomeriggio ha risposto alle domande dei suoi legali, Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti.

Se, però, Capitella si è limitato a chiedere al suo assistito se abbia mai conosciuto personaggi come gli ex Nar già condannati in via definitiva come esecutori dell’attentato (Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini), Gilberto Cavallini, condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nella strage, e Licio Gelli, ottenendo una risposta negativa, Fiormonti ha invece rivolto a Bellini numerose domande. Il legale si è soffermato a lungo, facendo domande piuttosto generiche, sugli spostamenti dell’imputato tra l’Italia e il Brasile e sul viaggio da Rimini al passo del Tonale fatto da Bellini il 2 agosto 1980.

Circostanze, queste, già raccontate nelle scorse udienze, sebbene in maniera non sempre lineare, dall’ex ‘Primula nera’, che anche oggi ha ribadito di essere “estraneo alla strage”, accusando nuovamente l’ex moglie Maurizia Bonini di aver mentito quando, durante la sua testimonianza, ha ‘smontato’ il suo alibi. Il controinterrogatorio di Fiormonti ha però finito per far spazientire Caruso, che ha invitato il legale a “fare domande precise per avere risposte precise, perché – ha detto – questo è un divagare, e non si può fare un controesame in questo modo”.

A quel punto il legale ha preferito interrompere il suo esame, non mancando di esprimere il proprio disappunto per le parole di Caruso. Venerdì, infine, la Corte scioglierà la riserva sull’eventuale controinterrogatorio dei familiari di Bellini – tra i quali l’ex moglie – da parte di Capitella e Fiormonti, che hanno chiesto di poter sentire i parenti dell’imputato, incontrando però l’opposizione della Procura generale (fonte Dire).