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‘Ndrangheta, la Cgil parte civile nel processo Perseverance

22 dicembre 2021 | 17:49
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‘Ndrangheta, la Cgil parte civile nel processo Perseverance

A Bologna parte il procedimento sul filone dei clan riorganizzati

REGGIO EMILIA – La Cgil Emilia-Romagna e la Camera del lavoro di Reggio Emilia si sono costituite parti civili nella prima udienza preliminare che si è svolta a Bologna del processo “Perseverance” contro la ‘ndrangheta. Il procedimento – con 48 imputati – è scaturito dall’omonima operazione condotta alla fine dello scorso marzo, che avrebbe rivelato i nuovi assetti del sodalizio mafioso emiliano dopo gli arresti, le condanne e i sequestri intervenuti con le operazioni Aemilia e Grimilde, dimostrando come i clan si sarebbero riorganizzati.

A sei imputati è contestata anche l’associazione mafiosa: tra loro, Giuseppe Sarcone Grande, fratello maggiore dei quattro di Bibbiano già al centro di altri procedimenti per 416 bis. “Continua il nostro impegno di contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata e mafiosa, ancora purtroppo fortemente presenti nel territorio, come molte indagini e processi in corso dimostrano. La criminalità organizzata e le mafie inquinano l’economia e colpiscono la società, e utilizzano lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori (soprattutto nella filiera di appalti e sub appalti) per arricchirsi”, sottolinea la Cgil. Che per questa ragione “continuerà a costituirsi parte civile, per affermare, ancora una volta, legalità e diritti sul lavoro, caposaldo dello sviluppo sociale ed economico”.

Altro aspetto messo in evidenza dal sindacato sono le diverse imputazioni contestate per delitti che si inseriscono nei filoni processuali iniziati già nei primi anni 2000, con i processi “Grande Drago”, “Edilpiovra” e più recentemente con “Aemilia”, dai quali emerge “la presenza di una associazione a delinquere che ha operato nel territorio emiliano per l’acquisizione di attività economiche, soprattutto nel settore edilizio e di appalti pubblici e privati”.

A questo proposito “le ingenti risorse che saranno immesse nell’economia regionale, anche per via del Pnrr, saranno terreno fertile per la criminalità organizzata e per la mafia che tenteranno di mettervi mano. Dobbiamo quindi averne piena consapevolezza, a partire dalle istituzioni locali, e alzare il livello di guardia, aumentando i controlli di legalità e trasparenza (gare d’appalto in testa), e inserire elementi di tutela del lavoro come le clausole sociali, il rispetto dei contratti e delle norme di salute e sicurezza”.

Strumenti, spiega il segretario della Cgil Emilia-Romagna Luigi Giove “che rappresentano un argine formidabile per respingere questi fenomeni. Anche perché, proprio nella filiera degli appalti e dei sub appalti, sono spesso trascurate le norme di sicurezza, e sempre di più assistiamo a una non più tollerabile sequenza di morti sul lavoro che necessita di essere fermata”.

Il “nostro territorio, dopo il processo Aemilia, non ha sviluppato ancora sufficienti anticorpi per dirsi immune dalle infiltrazioni malavitose. Bisogna esserne consapevoli. E non indulgere a facili e consolatori processi di rimozione”, sottolinea Cristian Sesena, segretario della Camera del lavoro di Reggio. “La consapevolezza è il primo passaggio per eradicare la malapianta delle mafie”, aggiunge.