Mafie, Grimilde: con cambio giudice a rischio atti istruttori

20 dicembre 2021 | 17:29
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Mafie, Grimilde: con cambio giudice a rischio atti istruttori

La Corte d’appello deciderà sulla “conservazione” degli atti emessi dal giudice “sospetto” dopo la ricusazione di Ghini

REGGIO EMILIA – Proseguono ma col fiato sospeso le udienze del processo “Grimilde” celebrato a Reggio Emilia, sugli affari della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri a Brescello e sulle rive del Po. Sul procedimento, iniziato a luglio del 2020 pende infatti una “spada di Damocle” che rischia di cancellare con un colpo di spugna tutto il lavoro istruttorio svolto finora. E’ emerso nella prima udienza con a capo del collegio giudicante Donatella Bove, che ha preso il posto di Giovanni Ghini ricusato nelle scorse settimane perché ritenuto non imparziale dalla Corte d’appello di Bologna.

Il nodo sta proprio in questo perchè una recente sentenza della Corte di Cassazione – a sezioni riunite – stabilisce che, in caso di cambio del giudice, la Corte d’Appello che accoglie l’istanza di ricusazione debba esprimersi anche sulla “conservazione” degli atti emessi dal giudice “sospetto”. Poichè questo non è avvenuto i provvedimenti emessi sarebbero inefficaci.

Un aspetto tecnico invocato oggi a gran voce dalle difese, che ha visto invece l’opposizione della Procura antimafia di Bologna e delle parti civili. In particolare il pubblico ministero Beatrice Ronchi ha già fatto sapere che la Procura Generale ha già presentato un’istanza alla Corte d’Appello chiedendo di integrare l’ordinanza di ricusazione del giudice Ghini, espirmendosi quindi sul “destino” degli atti, e colmando “la lacuna” che si è verificata. Una mossa che uno dei legali difensori, Pablo De Luca, ha giudicato “irrituale e non prevista dal codice”.

Secondo De Luca bisognerebbe quindi sospendere il processo e rimettere tutti gli atti alla presidenza del tribunale di Reggio perché decida quali mantenere in essere. Dopo di che, sempre per De Luca, il collegio giudicante dovrebbe ulteriormente scremarli stabilendo quali utilizzare. Secondo le parti civili gli atti emessi da Ghini sono tuttora efficaci anche perché, è stato osservato, “non rigurdano la formazione delle prove, ma una loro valutazione”.

Il presidente della Corte Bove, dopo una breve Camera di Consiglio, ha chiarito che la competenza decisoria spetta comunque alla Corte d’appello e disposto la prosecuzione delle udienze che ripartiranno dal prossimo 12 gennaio. Altro nodo tecnico affrontato è quello della sospensione dei termini di custodia cautelare in carcere degli imputati, chiesta dal Pm. Le difese hanno però obiettato che, così facendo, il processo supererebbe la sua “ragionevole durata”.

Su questo Bove si è riservata di esprimersi in giornata. Intanto questa mattina si è conclusa la deposizione di Saverio Pescatore, commissario della squadra Mobile di Bologna chiamato come teste dalla Dda, che in questi mesi ha ricostruito minuziosamente nomi, date e luoghi, dei presunti affari illeciti del clan, orchestrati da Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino, e i suoi figli Salvatore, Rosita e Paolo. Il commissario ha meglio precisato alcuni aspetti di diverse situazioni di cui ha parlato in precedenza.