Il premio Ubu al miglior spettacolo straniero è stato assegnato a Ink

14 dicembre 2021 | 19:11
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Il premio Ubu al miglior spettacolo straniero è stato assegnato a Ink

Coprodotto da Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione I Teatri / Festival Aperto – Reggio Emilia

REGGIO EMILIA – Ink, del coreografo Dimitris Papaioannou, coprodotto da Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione I Teatri / Festival Aperto – Reggio Emilia, ha vinto il premio Ubu 2020 – 2021 nella categoria “miglior spettacolo straniero presentato in Italia”. L’annuncio è stato dato lunedì sera, 13 dicembre 2021, in diretta dal Cocoricò di Riccione e su Rai Radio3, nel corso della trasmissione Radio 3 Suite.

Ink, andato in scena al Teatro Carignano di Torino e al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, nel 2020, era tra i finalisti del Premio assieme a: Orestes in Mosul di Milo Rau, The mountain di Agrupación Señor Serrano e ULTRAFICCIÓN nr. 1 / Fracciones de tiempo di El Conde de Torrefiel.

Una soddisfazione grandissima per i due festival Torinodanza e Festival Aperto, per due istituzioni come il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e la Fondazione I Teatri, e per le due città – Torino e Reggio Emilia – unite in una stretta collaborazione per realizzare un progetto unico e originale.

“Ringraziamo Dimitris Papaioannou e i suoi collaboratori per la straordinaria creazione di INK che ha ravvivato la scena italiana nel pieno della pandemia. Lo spettacolo è stato il frutto di una collaborazione tra Torinodanza Festival, Festival Aperto di Reggio Emilia e la compagnia dell’artista greco. Siamo sempre più convinti della fondamentale importanza che hanno sinergie e condivisioni per raggiungere risultati originali, come testimonia il premio Ubu che la produzione ha ricevuto”, dichiarano Anna Cremonini e Paolo Cantù, direttori dei due festival.

In Ink, Dimitris Papaioannou ha lavorato assieme al giovane collaboratore e performer Šuka Horn a partire dall’acqua, scoprendo la magia dei suoni che produce e la maestosa presenza del getto e delle gocce d’acqua. La vicinanza nel periodo di lockdown ha permesso a Dimitris Papaioannou e Šuka Horn di costruire un processo nuovo, che si è rapidamente trasformato in un incontro/scontro tra due personalità molto diverse per età, colori, storie personali.

“Avevo pensato di creare un’installazione con alcuni interventi performativi e alla fine ho realizzato uno spettacolo, che è nato da un profondo e personale flusso emotivo, creando uno stato emozionale molto diverso dai miei lavori precedenti”, racconta Papaioannou. “Io cerco di capire la vita e di materializzare sul palcoscenico il mio sentire e le mie domande sulla vita e allora incontro gli archetipi. E quando inciampi sugli archetipi, incontri il Mito. Perché questo è ciò che i Miti fanno, visualizzano e raccontano temi universali”.