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“Richiedenti asilo fuori dall’accoglienza, povertà abitative in aumento”

12 novembre 2021 | 16:23
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“Richiedenti asilo fuori dall’accoglienza, povertà abitative in aumento”

Le associazioni che si occupano di migranti chiedono alla politica di intervenire per aiutare queste persone

REGGIO EMILIADall’agosto 2021 si sono susseguite e continuano ad esserci una serie di revoche da parte della Prefettura di Reggio Emilia dei richiedenti asilo inseriti nei progetti CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). Essere revocati significa non avere più diritto a beneficiare del progetto di accoglienza, di tutto ciò che comporta, compreso l’alloggio. Queste revoche sono dovute al fatto che i migranti hanno raggiunto per lo Stato un reddito sufficiente, per cui viene a cadere la condizione di indigenza e di conseguenza il requisito di fare parte del progetto. 

L’articolo di riferimento con cui vengono effettuate queste revoche è l’art 23 comma 1 lettera d) del D. Lgs. 18 agosto 2015 n.142 (il cosiddetto Decreto accoglienza). Il reddito idoneo al sostentamento della persona viene calcolato in base all’assegno sociale minimo, che per il 2021 equivale a 5.983,64 euro lordi l’anno. Non ci si ferma però alla revoca. A carico del beneficiario arriva anche una ingiunzione di pagamento pari al costo lordo pro capite della convenzione fra la Prefettura e l’ente gestore del progetto di accoglienza, 34,80 euro al giorno e successive rinegoziazioni. Per cui gli viene chiesto, dal momento in cui raggiunge il “cosiddetto” reddito sufficiente, il costo intero del progetto di accoglienza, e non solo il pocket money e il cibo direttamente versato al beneficiario. Questo significa che i migranti, che vengono revocati, si trovano senza una casa e costretti a pagare l’accoglienza con un debito che varia dai 20, 30, 40, 50mila euro nei confronti dello Stato.

Quali sono gli effetti?
Innanzitutto ci chiediamo come sia possibile per una persona, sia migrante o autoctona, vivere con 5.983,64 lordi l’anno. E come sia possibile restituire la somma richiesta da parte della Prefettura.

Ma anche per chi ha fortunatamente raggiunto un reddito superiore a quello previsto dall’assegno sociale, il che significa che il progetto di accoglienza ha avuto successo ed ha portato la persona ad una buona integrazione sul territorio anche da un punto di vista economico, emerge di nuovo con forza il grande problema abitativo a Reggio Emilia.  Trovare un alloggio o una casa in affitto, in particolar modo per le persone di origine straniera, è sempre più difficile. E mentre si sono svuotate le ex Officine Reggiane, lavorando affinché le persone fossero inserite in progetti di accoglienza, dall’altra parte, senza farsi carico della precarietà e del disagio abitativo che si vive a Reggio Emilia, la Prefettura ha messo alla porta chi si sta costruendo una vita nella nostra città, ancora con una precarietà documentale (iter della richiesta asilo in corso), ma soprattutto che a Reggio Emilia ancora non trova una sistemazione adeguata.

Non sono sicuramente le revoche dell’accoglienza a farci accorgere del problema casa a Reggio Emilia, ma certo mettono ancora una volta in evidenza come il sistema sia fallimentare e produca ulteriore precarietà. Trovare una casa in affitto anche per chi ha un reddito e un lavoro è diventato quasi impossibile.  Si è creato un “mercato parallelo”, che affitta a persone di origine straniera alloggi spesso fatiscenti, sovraffollati e soprattutto in nero. Molte volte l’unica soluzione per un migrante è affidarsi a questo mercato per non finire in strada. In queste stanze non si può avere una residenza e nemmeno un domicilio, indispensabili per rinnovare i documenti di soggiorno. Da qui nascono e si sviluppano le compravendite di domicili e residenze.  In questo modo si alimenta il mercato nero, l’illegalità e il degrado nei territori.

Abbiamo investito nella consapevolezza dei diritti e della legalità, nell’approccio al lavoro informando e formando i migranti sui contratti lavorativi e sull’importanza del lavoro regolare, perché crediamo che questo sia un approccio che tutela sia la persona che la comunità che accoglie. Queste revoche ora stanno alimentando nei beneficiari l’idea che proprio la regolarità del lavoro li ha messi in forte difficoltà e che con questo debito non saranno in grado di costruirsi un futuro perché penderà sulle loro vite come una spada di Damocle. Un messaggio culturale che va in tutt’altra direzione di quella che vuole essere una politica dell’accoglienza.  

Cosa chiediamo?
Chiediamo alla politica e alle istituzioni di prendere in considerazione le cause dei fenomeni e agire su queste. In primo luogo che si affronti la questione emergenza casa nella sua totalità, lavorare in favore di una regolarità totale dell’abitare che tuteli le persone e contrasti il mercato nero.

Nello specifico che l’Amministrazione comunale prenda l’impegno di farsi portavoce con la Prefettura di queste problematiche, che si intraprenda un percorso di accompagnamento all’uscita delle persone, individualizzato in base ai bisogni e alle risorse di ognuno, affinché il richiedente asilo esca dal progetto solo nel momento in cui gli sia possibile avere un alloggio adeguato e sicuro e che si sospendano immediatamente le ingiunzioni di pagamento.

Tenendo in considerazione anche la nuova fase di progettazione e lavoro dell’UE, che si pone fra i suoi obbiettivi che nessuno debba lasciare un’istituzione (in questo caso quindi la struttura di accoglienza) senza che gli sia offerto un alloggio adeguato. La normativa europea inoltre risulta essere “più accogliente” rispetto a quella recepita dal Decreto italiano: prevede, infatti, un sistema graduale di limitazione delle misure assistenziali.

Questo eviterebbe nuove povertà abitative, che sappiamo essere già molte e complesse anche nella nostra città. Si tratta di una responsabilità che riguarda la comunità intera.

Associazione Città Migrante,

Avvocato di strada di Reggio Emilia,

Associazione Partecipazione,

Associazione La nuova luce

Associazione G.L.M- ODV,

APS Passaparola,

Coop. Sociale “La Vigna”,

Coop Vivere la Collina,

La Quercia-coop. agricola e sociale,

“Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” S.C.S. Onlus