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Maxi operazione antimafia, un arresto anche a Reggio Emilia

24 settembre 2021 | 15:39
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Maxi operazione antimafia, un arresto anche a Reggio Emilia

Cinquanta persone in manette: fra questi anche un 35enne che era da cinque anni nella nostra città

REGGIO EMILIA – Maxi operazione antimafia in Sicilia, oltre 50 arresti: uno di questi è stato eseguito anche a Reggio Emilia dai carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta supportati dai colleghi del comando provinciale di Reggio Emilia. I carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta, nelle prime ore di oggi, hanno portato a termine una maxi operazione antimafia in Sicilia dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 50 presunti affiliati al clan Sanfilippo di Mazzarino riconducibile alla stidda gelese.

L’operazione è scattata in contemporanea anche a Reggio Emilia dove è stato arrestato e messo ai domiciliari un siciliano 35enne colpito dal provvedimento cautelare che era da cinque anni a Reggio Emilia. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Caltanissetta, su richiesta della Dda. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, traffico di stupefacenti e detenzione di armi, reati aggravati dal metodo mafioso. Nell’ambito delle indagini gli inquirenti hanno anche fatto luce su due omicidi con il metodo della ‘lupara bianca’ avvenuti nel 1984 e nel 1991.

L’operazione, denominata in codice “Chimera”, scaturisce da un’indagine condotta tra il 2017 e il 2021 dai carabinieri di Gela ed è stata avviata sulla base di elementi forniti dal Comando carabinieri Politiche Agricole e Alimentari. La retata è quella numericamente più consistente condotta dall’Arma dei Carabinieri nell’ultimo decennio in provincia di Caltanissetta e ha consentito di disarticolare la “famiglia” mafiosa di Mazzarino. L’attività investigativa, ha consentito di ricostruire l’articolato quadro dei settori economici interessati dalle attività criminali del clan: dal traffico di sostanze stupefacenti alla percezione di contributi pubblici per l’agricoltura, ottenuti attraverso false dichiarazioni.

In tale contesto, è emersa anche l’attività estorsiva ai danni di numerosi imprenditori e commercianti di Mazzarino, costretti a corrispondere somme di denaro per il sostentamento dei detenuti, a fornire gratuitamente beni e servizi ai membri del clan e ad effettuare assunzioni fittizie di affiliati.