Saman, una parente: “Shabbar mi disse che lo stato italiano vuole cambiare la religione delle nostre ragazze”

20 luglio 2021 | 11:18
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Saman, una parente: “Shabbar mi disse che lo stato italiano vuole cambiare la religione delle nostre ragazze”

Il racconto di una donna, a Quarta Repubblica, che ha visto i genitori della ragazza scomparsa a maggio nel loro villaggio in Pakistan

REGGIO EMILIA – Ieri sera a “Quarta Repubblica” – in onda in prima serata su Retequattro – le testimonianze esclusive di due persone che vivono a Charanwala, il paesino rurale del Punjab da dove proviene la famiglia di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa il 30 aprile vicino a Novellara che la procura di Reggio Emilia ritiene sia stata uccisa dopo essersi opposta a un matrimonio combinato.

Raggiunta al telefono dalla giornalista di Quarta Repubblica, una donna di Charanwala racconta della festa di fidanzamento di Saman con il suo promesso sposo: “Hanno fatto la festa in una sala grande dove ha invitato tutti i fratelli e sorelle. C’erano Saman e i suoi parenti, il promesso sposo e i suoi parenti. Si sono scambiati gli anelli ed entrambe le famiglie erano contente. Non so se Saman fosse contenta o no, ma in quel momento sembrava felice. Saman poi ha cucinato e ha anche mandato del cibo a casa del promesso sposo”.

Poi aggiunge: “Quando si sono fidanzati la famiglia del promesso sposo ha regalato una collana d’oro e dei vestiti a Saman e poi anche la famiglia di Saman ha regalato un anello d’oro e dei vestiti al promesso sposo. A lei piacevano molto questi vestiti, lo ha detto. In Pakistan era tutto a posto, quello che è successo è successo in Italia”. Al telefono, “Quarta Repubblica” riesce a raggiungere un uomo, parente della famiglia, che dice di aver incontrato Nazia e Shabbar a maggio proprio nel paese di Charanwala, dopo la loro fuga dall’Italia: “Quel giorno mi hanno detto che sarebbero tornati in Italia il 10, non so, non ricordo bene”.

In merito a cosa sia successo a Saman, il parente risponde: “Non abbiamo notizie esatte, alcuni dicono che l’hanno uccisa, altri dicono altre cose, nessuno conosce la realtà. La ragazza non è venuta in Pakistan, forse l’hanno fatta sposare e mandata via. Non lo dico io, la gente parla”. Su come stessero i genitori di Saman quando sono arrivati in Pakistan, racconta: “Nazia era sofferente, Shabbar stava meglio”.

Poi aggiunge: “Quando sono tornati io sono andato a trovarli ma non mi hanno detto nulla, come se niente fosse successo. Gli ho chiesto come stavano i figli e lui ha risposto che hanno portato via la figlia, che l’hanno portata in comunità, che l’hanno portata via perché non aveva mandato la ragazza a scuola. Io non ho chiesto nulla. Abbiamo continuato a sentirci ogni tanto: un mese dopo ho saputo che hanno comprato un terreno a Islamabad, poi facevano avanti e indietro, di qua e di là. Poi un’altra volta ho chiesto ancora della ragazza, ma non mi ha raccontato se ha fatto qualcosa. Questa volta ha detto che a lui hanno fatto una cosa brutta: hanno portato via sua figlia, le hanno fatto il lavaggio del cervello. Non credeva più in Dio e nel suo Profeta. Quando la ragazza è arrivata a casa, le ha chiesto di fare la preghiera ma non l’ha fatta: l’hanno quasi convertita. ‘Lo Stato italiano ci sta trattando male, sta provando a cambiare la religione delle nostre ragazze’. Qualche giorno dopo è successo un macello, sono arrivati i media, poi loro sono scomparsi. Tutto quello che so è questo, non voglio dire le bugie, sono anziano, non posso dire le bugie”.

Poi conclude: “Shabbar mi ha raccontato, piangendo, che la polizia fa male, portano via le figlie dei mussulmani, fanno loro il lavaggio del cervello, le allontanano dall’Islam e le portano verso il Cristianesimo e le volgarità. Ho visto le sue foto con il velo e poi ho visto altre foto, dove non era più quella di prima. Chi può uccidere le proprie figlie? Non credo proprio, non so se lo ha fatto, solo Dio sa tutto e sa bene”.