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“Silk Faw, lo sviluppo sostenibile ma anche senza limiti di Reggio Emilia”

8 maggio 2021 | 19:49
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“Silk Faw, lo sviluppo sostenibile ma anche senza limiti di Reggio Emilia”

Annarita Salsi: “Chiediamoci se la politica locale debba sempre allinearsi alle tendenze del mercato globale oppure possa imporre condizioni più rigorose per tutelare la salute e l’ambiente in cui vive la popolazione”

REGGIO EMILIAA Reggio Emilia è in via di approvazione il P.U.G. ossia il documento di pianificazione territoriale che eredita i poteri dei passati P.R.G e P.S.C. In tutte le presentazioni del P.U.G. il Sindaco ha dichiarato con determinazione che il ridimensionamento della cementificazione riguarda le aree a uso abitativo, ma che non ci saranno variazioni per le destinazioni d’uso industriali.

Secondo il nostro Sindaco e la nostra Amministrazione ciò è sufficiente per poter dichiarare di aver attuato un vero e proprio “stop al consumo di suolo”.

Di conseguenza la rigenerazione urbana del Comune di Reggio Emilia, che dovrebbe essere il contributo della nostra comunità locale al contrasto dell’emergenza climatica, non prevede alcuna revisione per vaste aree a destinazione produttiva tuttora adibite a “prato”. Nel contempo, esiste una nutrita varietà di superfici urbanizzate o industriali dismesse che potrebbero essere riutilizzate, in primis l’area delle ex Officine Reggiane.

La zona di Gavassa prevede una superficie a destinazione produttiva che quando sarà interamente occupata costituirà un altro polo industriale paragonabile a Mancasale o al Villaggio Crostolo, con evidente impatto sull’equilibrio ecologico del nostro territorio.

L’esigenza mondiale di riconversione del suolo, e quindi anche della destinazione d’uso dello stesso, nella nostra realtà locale è liberamente interpretata e resa flessibile non soltanto per progetti ritenuti necessari, ma persino per progetti definiti come “sfide” o “opportunità”.

L’insediamento di nuove aree produttive, pensando alle ricadute complessive e di sistema, è davvero un’ opportunità? La nostra vita non trarrà beneficio da uno sviluppo che consuma risorse essenziali già in rapido esaurimento.

Eppure é vero che la nostra esistenza e la nostra economia possono essere maggiormente travolte da un clima sempre più imprevedibile, e da un ambiente sfavorevole alla salute umana.

Le stesse motivazioni che adduce il Sindaco per caldeggiare il nuovo insediamento produttivo sono certamente identiche in tutta la Terra, vanificando gli intenti di contrasto all’emergenza climatica. Purtroppo, le conseguenze dell’inerzia della politica nei confronti dell’economia si stanno già verificando e altre e più temibili sono previste dai modelli matematici elaborati dagli scienziati.

A livello universalmente riconosciuto, il concetto di “rigenerazione” si riferisce alla rinaturalizzazione agricola o boschiva di aree addirittura già occupate (ad esempio capannoni dismessi o anche colture o allevamenti intensivi), e non si ferma certo a quelle semplicemente portatrici di una destinazione d’uso segnata sulla carta (le prime e meno costose da convertire).

Nella visione del Sindaco, invece, la “destinazione d’uso produttivo”, assegnata diversi decenni fa, rimane intoccabile. Vista però la grande estensione delle superfici in oggetto, è palese che la rigenerazione ambientale non possa prescindere da un netto ridimensionamento delle stesse.

Risulta cioè urgente che la nostra comunità elabori un modello che eviti l’espansione sul suolo ancora libero e ottimizzi la superficie occupata da insediamenti di qualsiasi natura.

Tutta la zona tra Gavassa, Prato e Correggio corrisponde ad una nuova e molto estesa zona industriale. L’aria che respiriamo è data anche dal contributo di quelle aree ancora verdi nonostante la destinazione d’uso non sia agricola: tale aria peggiorerà di sicuro quando là non ci sarà più suolo verde.

Il consumo di suolo è il modo peggiore di far crescere l’economia, per quanto sia il più rapido.

Una crescita, che nel nostro Comune è sempre avvenuta “in orizzontale” senza risparmiare metri quadri, come ad esempio avviene per il realizzando parcheggio della Mediopadana in cui anziché disporre i migliaia di posti auto su più piani li si dispone affiancati, ricoprendo di asfalto altro suolo erboso.

A detta dell’Amministrazione e delle statistiche, Reggio Emilia è in vetta alle classifiche di produttività: è allora nostro interesse adoperarci per recuperare un po’ di benessere ambientale lasciando che le attività industriali possano trovare sede dove vi è maggiore necessità e minor impatto.

Reggio Emilia può e deve permettersi di limitare la propria crescita allo sviluppo che non consuma ulteriore suolo. Purtroppo nella nostra città sembra essere fuori discussione, e non è mai stato oggetto di confronto pubblico, che il suolo battezzato come produttivo possa tornare alla sua vocazione agricola, o semplicemente verde.

Annarita Salsi