Processo “Angeli e demoni”, ancora battaglia su eccezioni

8 aprile 2021 | 14:32
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Processo “Angeli e demoni”, ancora battaglia su eccezioni

Alle difese il secondo giro di parola e poi la replica del pm: il sei maggio la fase in cui gli indagati potranno esprimersi in merito alla scelta dei riti

REGGIO EMILIA – Nel processo “Angeli e Demoni” accusa e difesa si scambiano gli ultimi affondi sulle eccezioni preliminari. Quelle accolte saranno note il prossimo 6 maggio quando il giudice Dario De Luca si pronuncera’ con un’ordinanza sulle richieste espresse dai legali dei 24 indagati per i cosiddetti “fatti di Bibbiano”, cioe’ i presunti allontanamenti irregolari di minori dalle famiglie naturali in val d’Enza ad opera di assistenti sociali che ne certificavano abusi forse mai avvenuti.

Il tutto, secondo la Procura di Reggio, per alimentare anche un sistema di servizi di psicoterapia – affidati in appalto alla onlus torinese “Hansel e Gretel”- con prezzi gonfiati rispetto al servizio sanitario nazionale. Oggi il giudice ha concesso ai difensori un “secondo giro” di parola per illustrare nuovamente le eccezioni a cui, nelle scorse settimane, hanno gia’ replicato il pubblico ministero Valentina Salvi e le parti civili, cui spetta quindi nei prossimi giorni un nuovo diritto di replica.

Le principali questioni poste dalle difese riguardano da un lato la mancanza di atti nel fascicolo di indagine che comprometterebe il diritto alla difesa dei loro assistiti e dall’altro la legittimita’ dell’utilizzo di alcune intercettazioni telefoniche. Un terzo aspetto riguarda poi la regolarita’ della procedura per la prosecuzione delle indagini preliminari in cui i difensori ravvisano dei difetti (sarebbe stata solo notificata e non depositata).

Piu’ nello specifico e’ entrato nell’udienza di oggi il difensore di Fadia Bassmaji e Daniela Bedogni, coppia che ha ottenuto in affido una minore coinvolta nella vicenda su indicazione dell’ex capo dei Servizi sociali Federica Anghinolfi. Le due donne sono oggi indagate, ma nel 2018 Bedogni, che all’epoca non lo era ancora, fu sentita dai carabinieri come persona informata sui fatti. Proprio il verbale di questo interrogatorio sarebbe uno dei sei mancanti nel fascicolo del Pm e avrebbe generato un paradosso. A Bedogni, spiega in sostanza il suo avvocato, viene infatti ora contestato di non aver fornito agli inquirenti informazioni che invece aveva dato, ma che non risultano agli atti del processo.

Per queste specifiche posizioni si lamenta anche che non siano stati acquisiti, ad esempio, le dichiarazioni del pediatra della minore ritenute rilevanti per accertarne lo stato di salute. I difensori chiedono infine di conoscere i criteri alla base della selezione che il Pubblico ministero ha fatto, estrapolando determinati documenti e non altri dai fascicoli relativi ai bambini, depositati presso i servizi sociali e il tribunale dei minori di Bologna, poiche’ il lavoro viene considerato “un’attivita’ di indagine” vera e propria. Questi punti Salvi (e le parti civili) potranno chiarirli il 29 aprile. Dopo l’ordinanza del 6 maggio si aprira’ invece la fase in cui gli indagati potranno esprimersi in merito alla scelta dei riti.