Mafie, il boss Nicolino Grande Aracri collabora: trema la zona grigia

16 aprile 2021 | 14:36
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Mafie, il boss Nicolino Grande Aracri collabora: trema la zona grigia

Il pentito potrebbe aiutare a svelare meglio i rapporti con il mondo politico-economico: dalle carte giudiziarie emerge con prepotenza la capacita’ della cosca di arruolare tra le sua fila “colletti bianchi”, professionisti e imprenditori

REGGIO EMILIA – Nicolino Grande Aracri si e’ pentito. La notizia che da circa un mese il super boss della ‘ndrangheta ha avviato un percorso di collaborazione con la Procura antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, e’ stata rivelata stamattina dal Quotidiano del Sud, trovando poi riscontri. Originario del paesino di Cutro in provincia di Crotone Grande Aracri, 62 anni, detto “mano di gomma”, e’ stato condannato a piu’ ergastoli per diversi omicidi e per associazione mafiosa. Fino al momento in cui ha deciso di aiutare la giustizia era detenuto nel carcere milanese di Opera.

Negli ultimi tre decenni, secondo le sentenze emesse nei suoi confronti, ha guidato anche dal carcere la sua cosca, che si e’ progressivamente ramificata in tutto il Nord colonizzando in particolare l’Emilia-Romagna e Reggio Emilia (che con Cutro e’ gemellata). E’ proprio in terra reggiana, infatti, che si consumano alcuni dei fatti di sangue inseriti nella guerra scoppiata negli anni ’80, quando Grande Aracri tenta di spodestare (poi riuscendoci) la famiglia egemone dei Dragone, il cui capo cosca – Antonio Dragone – era stato trasferito al confino nella citta’ del Tricolore nel 1982.

Dopo aver ottenuto il predominio nei territori calabrese ed emiliano-romagnolo ed aver scalato la gerarchia criminale il boss si vantava di aver “ammazzato tutti”.
Ma come la sentenza del processo Aemilia ha dimostrato, Grande Aracri era anche un uomo della ‘ndrangheta “evoluta”, pienamente inserita nel tessuto politico-economico dei territori colonizzati col metodo mafioso e dedita a inabissare i suoi affari illeciti nell’economia legale. Dalle carte giudiziarie emerge infatti con prepotenza anche la capacita’ della cosca di arruolare tra le sua fila “colletti bianchi”, professionisti e imprenditori: quelli che Grande Aracri definiva “i cristiani buoni”.

Se la sua collaborazione risultera’ attendibile e’ tutto da verificare, ma viene gia’ vista come un buon segnale da Giulia Di Girolamo, consigliera comunale del Pd a Bologna e consigliera di fiducia del sindaco Viriginio Merola per la legalita’. “Non e’ certo consuetudine, per un boss di ‘ndrangheta percorrere la strada della collaborazione, come ci insegna la storia, e questo segnale importante e’, a mio avviso, anche il frutto dell’impegno degli organi inquirenti nell’intero territorio nazionale”. Con “tutta la cautela espressa dai magistrati – aggiunge Di Girolamo – auspico che le sue parole, qualora trovassero riscontro, possano far luce sugli affari delle cosche e in questo modo ‘liberare’ il nostro territorio da questa egemonia criminale”.