M5S su Comune di Brescello: “Impegno antimafia solo di facciata”

9 marzo 2021 | 14:47
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M5S su Comune di Brescello: “Impegno antimafia solo di facciata”

I parlamentari pentastellati: “Bene l’uscita di Agende rosse dalla commissione legalità”

REGGIO EMILIA – Duro giudizio dei parlamentari emiliani del Movimento 5 stelle per il Comune di Brescello, vittima della “sindrome di Grimilde” e che “non vuole guardarsi allo specchio per non essere messo di fronte alla realta’”. Arriva dopo il deposito delle motivazioni scritte da Sandro Pecorella, il giudice per l’udienza preliminare di Bologna che a fine ottobre, nell’ennesimo processo scaturito da un filone dell’operazione Aemilia contro la ‘ndrangheta che aveva al centro le attivita’ di Francesco Grande Aracri e dei figli Salvatore e Paolo, ha emesso in primo grado 41 condanne per altrettanti imputati giudicati con rito abbreviato.

Ma nelle oltre 1.400 pagine redatte dal Gup, oltre al riconoscimento dell’esistenza di un’associazione mafiosa nel piccolo Comune in provincia di Reggio Emilia (primo in regione ad essere sciolto per mafia nel 2016) non si risparmiano critiche severe alla comunita’ in cui “nonostante le inchieste, a parlare apertamente o a denunciare sono stati in pochi”.

Del paese di Peppone e Don Camillo, 5.500 abitanti di cui 1.700 di origine calabrese si ricava poi un’immagine che per il giudice potrebbe essere nata “dalla fantasia di un autore che racconta di un’Italia asservita a un malaffare che arriva anche alle minutissime cose di tutti i giorni”. I Grande Aracri, parenti del boss Nicolino detto “mano di gomma” (oggi detenuto) e i loro sodali non potevano essere toccati. I vigili urbani, ancora nel 2019, non si azzardavano a fare neanche una multa per divieto di sosta, i Carabinieri erano restii ad intervenire con decisione e l’atteggiamento del personale del municipio, scrive Pecorella, sembrava “ancorato all’inconsapevolezza e al timore verso l’argomento criminalita’ organizzata”.

Un clima, quello di Brescello, avvertito da tempo dal movimento reggiano delle Agende Rosse che il 27 febbraio scorso ha sbattuto la porta della commissione Legalita’ voluta in Comune nel 2018 dal sindaco Elena Benassi, successore di Marcello Coffrini che defini’ i Grande Aracri “brave persone”. “Troppo spesso le associazioni antimafia vengono usate dalle amministrazioni comunali per attestare un impegno nella lotta alla criminalita’ organizzata che pero’ e’ solo di facciata”, commentano i parlamentari pentastellati Maria Edera Spadoni, Gabriele Lanzi, Maria Laura Mantovani, Stefania Ascari, Davide Zanichelli e l’eurodeputata Sabrina Pignedoli.

“Fortunatamente – aggiungono – le Agende Rosse non si sono lasciate strumentalizzare nella Commissione legalita’ di Brescello, utile per la nuova amministrazione insediata dopo lo scioglimento solo per avere una patente di ‘antimafiosita”, senza un impegno concreto. A parole tutti sono bravi a combattere le mafie, sarebbe ora di entrare anche nei fatti”. Le motivazioni della sentenza, continuano i 5 stelle evidenziano “la mancata discontinuita’ di questa amministrazione rispetto a quella precedente, ma soprattutto il fatto che sia ancora un tabu’ analizzare la relazione che ha portato allo scioglimento del Comune”.

Ma “non e’ mettendo la polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi, cosi’ come non e’ possibile demandare tutto alla magistratura: anche la politica deve fare la sua parte, ma a Brescello, evidentemente, questo messaggio non riesce a passare”. Cosi’ facendo pero’, concludono i 5 stelle, “il messaggio che rischia di essere trasmesso ai cittadini e’ che con le mafie bisogna convivere. Niente di piu’ sbagliato”.