Interventi

“Fra gli ultimi delle ex Reggiane, anche questa è la ‘città delle persone'”

26 marzo 2021 | 09:55
Share0

Carla Agosti, di Italia Viva, da quattro anni opera come volontaria in quella zona: “Chiediamo a che punto è arrivata la cabina di regia, quali siano gli step da oggi in poi, chiediamo e sollecitiamo unione d’intenti con tutti gli attori locali e soluzioni”

REGGIO EMILIASono ormai quattro anni che dedico la maggior parte dei miei sabati pomeriggio ai ragazzi delle Reggiane. Ho iniziato per curiosità poi il senso di sconforto e l’amarezza provati mi hanno spinto a frequentare quei luoghi, alla ricerca di una risposta.

Una città ricca, produttiva e benestante ha permesso lo sviluppo in un luogo, un tempo sede di una delle aziende più famose in Italia attiva sin dai primi anni del ‘900, di un sottobosco popolato da tossici, stranieri, disperati, tutti alla ricerca di un tetto.

Tra capannoni dismessi e diroccati, cumuli di detriti di vario genere, si muove una umanità invisibile che sopravvive tra rifiuti, sporco totale assenza di un qualsiasi servizio igienico. Sono ragazzi e ragazze che provengono per lo più dall’Africa sub sahariana: paesi diversi, diverse religioni, un comune denominatore: la disperazione.

Alcune associazioni e molti volontari si occupano di questa realtà, spesso in modo autonomo le une dalle altre, di fatto le uniche presenze attive sul territorio. L’episodio dell’aggressione di domenica 21 marzo ad una troupe televisiva è sintomatico del disagio, vergogna e fastidio di questi ragazzi.

Si enfatizzano i luoghi di spaccio, ma non il degrado ambientale e umano. Si cercano gli spacciatori ma non i tanti, italianissimi clienti che incontriamo anche di giorno. Abbiamo ascoltato tante volte parole come “abusivi”, clandestini, ma quando “osservatori abusivi” sono oggetto di aggressione, non si esita a fare intervenire le forze dell’ordine.

Questi ragazzi e ragazze vivono in una dimensione priva della dignità. Ma anche questa è la Reggio “città delle persone”. Cosa dire poi del muro che separa il cantiere del Tecnopolo dagli altri edifici fatiscenti, ma abitati? Si è voluto creare una “barriera” tra il bello e il brutto, tra l’orgoglio cittadino e il degrado dei più poveri. Come a dire “noi e loro”.

È stata creata una cabina di regia tra diverse realtà coinvolte nel progetto di recupero delle strutture che vede in campo Comune, STU, IREN, Caritas, ma al momento non è stato trovato un accordo. I progetti rimangono sospesi in un limbo di politica e burocrazia e tanta indifferenza. Cosa farà l’Amministrazione e, soprattutto, con quali tempistiche?

In gioco ci sono la dignità di queste persone, ma anche problemi sanitari, di sicurezza e tenuta sociale. Gli scoop televisivi, caratteristici di una “non informazione” che parla solo alla pancia della gente, aumentano l’audience e la rabbia sociale. Italia Viva Reggio Emilia vuole approfondire e provare ad affrontare la situazione.

Chiediamo a che punto è arrivata la cabina di regia, quali siano gli step da oggi in poi, chiediamo e sollecitiamo unione d’intenti con tutti gli attori locali e soluzioni.

Carla Agosti, Italia Viva Reggio Emilia