Estorsioni e riciclaggio, arrestato l’ultimo dei Sarcone

12 marzo 2021 | 12:22
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Estorsioni e riciclaggio, arrestato l’ultimo dei Sarcone
Estorsioni e riciclaggio, arrestato l’ultimo dei Sarcone
Estorsioni e riciclaggio, arrestato l’ultimo dei Sarcone

Si tratta di Giuseppe Grande che avrebbe sostituito i fratelli nella gestione degli affari illeciti della cosca ricoprendone attualmente una posizione di vertice

REGGIO EMILIA – L’operazione “Perseverance” contro la ‘ndrangheta emiliana scattata all’alba di oggi sull’asse Reggio Emilia-Modena (con 29 indagati di cui nove arrestati su ordine della Dda bolognese) porta in carcere l’ultimo componente della famiglia Sarcone rimasto libero fino ad oggi.

Si tratta di Giuseppe Grande Sarcone, 59 anni, che per gli inquirenti, dopo la condanna dei fratelli Nicolino (primo luogotenente in Emilia del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri) Gianluigi e Carmine, oggi tutti detenuti dopo la condanna nell’ambito del maxi processo Aemilia, li avrebbe sostituiti nella gestione degli affari illeciti della cosca ricoprendone attualmente una posizione di vertice.

I reati contestati vanno dall’attivita’ di “recupero credito” con modalita’ estorsive al trasferimento fraudolento di valori mediante l’attribuzione fittizia della titolarita’ o disponibilita’ di beni o denaro per impedirne l’aggressione delle misure di prevenzione patrimoniali, fino al riciclaggio e al reimpiego di denaro illecito grazie alla complicita’ di privati e pubblici ufficiali, accusati di falsita’ ideologica in atto pubblico.

In particolare, scavando nel passato criminale della cosca Grande Aracri di Cutro che operava in autonomia nel territorio emiliano, “con enorme capacita’ di infiltrazione nei settori centrali dell’ economia e della vita civile”- come ricostruito prima nel processo Aemilia e dopo nell’inchiesta “Grimilde” su Brescello che copre gli anni dal 2015 al 2019, i Carabinieri hanno questa volta ingrandito la lente ulla figura di Giuseppe Sarcone, rimasto fino a quel momento a margine delle investigazioni e delle sentenze che hanno visto invece condannati gli altri tre fratelli.

E’ cosi’ emerso che, attraverso prestanome, l’odierno indagato abbia gestito in questi anni numerose attivita’ economiche dislocate nella province di Modena e Reggio Emilia (sale scommesse, carrozzerie, autofficine e societa’ immobiliari) usate come “scudo” per il patrimonio della famiglia, colpito da una misura di prevenzione patrimoniale nel settembre del 2014. Tra i beni sequestrati nell’operazione odierna ci sono cinque societa’ (due a Modena e tre a Reggio), quattro complessi immobiliari (tre a Cutro e uno nella citta’ del Tricolore) oltre a un’autovettura, tutti riconducibili alla famiglia calabrese.

Documentato anche il tentativo di acquisire, sempre tramite prestanome, la gestione di un’area di servizio in provincia di Reggio Emilia e di una sala slot e scommesse a Modena, attraverso la costituzione da parte di soggetti compiacenti di apposite societa’, tutte occultamente gestite da Sarcone.

Il plauso del questore
Commenta il questore Giuseppe Ferrari: “Al di la’ delle responsabilita’ individuali che andranno accertate nelle aule di giustizia, cio’ che colpisce e l’avere rivelato come persone incensurate e insospettabili ancora si rivolgano e facciano ricorso alla ‘ndrangheta per commissionare reati come estorsioni e gravissimi delitti contro la persona, che per fortuna in questo caso siamo riusciti a prevenire”.

Il questore elogia il lavoro di raccordo tra le varie unita’ investigative, ribadendo infine che “la lotta ad ogni forma di illegalita’, in particolare a quella pervasiva e soffocante della criminalita’ organizzata, deve proseguire in aree come quella di Reggio Emilia dove il fenomeno e’ radicato e certificato da approdi giudiziari ormai passati in giudicato”.

Gli elogi di Bonaccini
Elogi anche dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che dice: “A nome della comunita’ regionale, voglio ringraziare gli inquirenti e gli agenti impegnati nell’operazione contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, che da questa mattina all’alba sta portando ad arresti e perquisizioni in province emiliane e di altre regioni, per ipotesi di reato che vanno dall’associazione di stampo mafioso all’estorsione e riciclaggio”.

Le congratulazioni del sindaco e del presidente della Provincia
Scrive il presidente della Provincia Giorgio Zanni: “La maxi-operazione contro la ‘ndrangheta condotta in queste ore, per la quale mi complimento con la Direzione distrettuale antimafia e con tutte le forze dell’ordine, ribadisce ulteriormente l’importanza dell’inchiesta Aemilia e la necessità di proseguire quel lavoro che, come istituzioni, stiamo svolgendo da tempo per tenere alta l’attenzione su quel processo e su tutto quello che portato con sé, a partire da nuovi filoni di indagine come gli arresti di queste ore stanno confermando. Un lavoro che ci vede costantemente impegnati insieme a cittadini, scuole, associazioni e altre istituzioni nell’informazione e sensibilizzazione in tema di legalità e che ha prodotto risultati importanti: dal festival Noicontrolemafie che prosegue, pur se con nuova modalità, anche durante l’emergenza sanitaria, ai protocolli su edilizia e appalti e all’Ufficio associato per la legalità, realizzati con il fondamentale sostegno della Prefettura”.

Aggiunte il sindaco Luca Vecchi: “A nome della collettività reggiana desidero ringraziare inquirenti e forze dell’ordine per l’operazione contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, che ha portato ad arresti e perquisizioni a Reggio e in numerosi altri capoluoghi italiani. In particolare, in città,  grazie del prezioso lavoro al Questore, a tutta la struttura di via Dante e al servizio Squadra Mobile, impegnati nell’operazione assieme al Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Modena con il Nucleo investigativo, insieme alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna. L’impegno a favore della legalità e contro le infiltrazioni dei clan non si ferma”.