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Covid, Miani: “E’ provato, dove c’è più smog i casi crescono”

3 febbraio 2021 | 15:19
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Covid, Miani: “E’ provato, dove c’è più smog i casi crescono”

Lo studio della società di medicina ambientale: “Il virus viaggia sulle polveri sottili”

REGGIO EMILIA – C’e’ un filo rosso che lega la qualita’ dell’aria al Covid-19, che si diffonde anche “viaggiando” sulle polveri inquinanti. Lo dimostrano “tantissime evidenze oramai confermate dalla scienza”, afferma Alessandro Miani, presidente della societa’ italiana di Medicina Ambientale (Sima). In un intervento al convegno digitale “Mobilitars” (dedicato alla “progettazione” delle citta’ post pandemia) il docente universitario rendiconta in particolare i risultati degli studi condotti dall’associazione durante la prima ondata, pubblicati oggi su quattro riviste scientifiche e validati da centinaia di altri lavori internazionali che ne hanno raccolto il testimone.

“Come societa’ di medicina ambientale, all’inizio della crisi ci siamo domandanti perche’ alcune regioni italiane risultavano piu’ colpite di altre”, racconta Miani. “Sapendo gia’ scientificamente che per altri virus, come il morbillo o l’ebola, esiste la possibilita’ che questi vengano trasportati dalle polveri sottili presenti in atmosfera, ci siamo quindi domandati se questo non potesse avvenire anche per il Covid”.

Incrociando i dati delle Pm10 (scelte come tracciante) registrati dalle centraline di Arpa con i numeri dei casi diffusi dalle autorita’ sanitarie, “abbiamo visto che a 14 giorni dalla rilevazione in tutte quelle aree con sforamenti significativi e costanti di pm10 corrispondevano curve di accelerazione della pandemia, con un numero di casi spropositati rispetto alla media nazionale”. Alcune “analisi che avevamo avviato in provincia di Bergamo – conclude Miani – hanno poi confermato la presenza del virus, anche se ‘morto’, sul particolato presente in atmosfera”.

Le implicazioni pratiche, continua il docente, non sono di poco conto: “Se un virus puo’ legarsi ad un particolato non deve per forza fare 100 chilometri per infettare qualcuno. Basta semplicemente che faccia un pezzettino di strada in piu’ rispetto a quello che farebbe in aerosol, quando ad esempio parliamo o starnutiamo, in cui puo’ propagarsi da due a otto metri”, spiega.

Nel “modello meccanicistico che abbiamo pubblicato diciamo quindi che se esistono concentrazioni intense di particolato atmosferico queste goccioline possono arrivare anche fino a 10 metri. E se pensiamo alle code davanti ai supermercati, quando le mascherine non erano ancora cosi’ disponibili, parlare con qualcuno poteva infettare tutta la fila”.

Che lo smog accentui il Covid, insomma, “per noi non e’ una casualita’: lo abbiamo visto il mese scorso in Sicilia dove si sono registrate curve anomale dei contagi, quando in alcune province si e’ arrivati fino a otto giorni di sforamento delle polveri sottili”. Dal sud al nord Italia, un aspetto specifico riguarda poi le regioni della Pianura Padana, che per la Sima sono “una camera a gas dove la conformazione orogeografica mantiene per lungo tempo le emissioni in atmosfera”.

Qui “tutte le persone che gia’ erano esposte al’inquinamento atmosferico avevano un sistema immunitario indebolito e delle infiammazioni croniche a diversi apparati e questo, come la scienza ci dice, ha facilitato l’ingresso del virus nell’organismo provocando soprattutto un maggiore aggravio della sinotmatologia da covid 19 e purtroppo anche piu’ decessi”, afferma Miani. Senza contare, aggiunge, “quelli prematuri che, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente sono causati ogni anno dallo smog”.