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Congo, attacco contro convoglio Onu: morti ambasciatore italiano e un carabiniere

22 febbraio 2021 | 15:23
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Congo, attacco contro convoglio Onu: morti ambasciatore italiano e un carabiniere

L’ambasciatore italiano Luca Attanasio stava viaggiando a bordo di un convoglio della missione Onu Monusco

ROMA – La Farnesina conferma il decesso, oggi a Goma, dell’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio e il militare dell’Arma dei Carabinieri Vittorio Iacovacci. L’ambasciatore ed il militare stavano viaggiando a bordo di una autovettura in un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo, spiega la Farnesina. L’ambasciatore e il carabiniere sono deceduti a seguito di un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite a Goma.

“Lungo la strada operano gruppi ribelli, come le ex Fdlr ruandesi, ma anche combattenti congolesi come i Mai mai e soprattutto banditi comuni, che colpiscono solo per rapinare; in piu’ tratti, prima e dopo il settore di Kanya Bayonga, la scorta e’ essenziale”: cosi’ all’agenzia Dire Etienne Kambale, direttore dell’ong Fondation Point de vue de Jeunes Africains pour le Developpement.

La sua voce arriva da Goma, il capoluogo del Nord Kivu dove stamane sono morti l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, 44 anni, origini lombarde, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, 30 anni, nato in provincia di Latina. Secondo ricostruzioni condivise con la Dire, l’episodio si e’ verificato nel settore di Kilimanyoko, a una ventina di chilometri da Goma, lungo l’asse che porta verso nord in direzione del territorio di Beni.

“Sulla strada ci sono aree considerate piu’ sicure, dove ribelli e banditi non si spingono anche perche’ ci sono posti di blocco delle Fardc, le Forze armate congolesi” sottolinea Kambala. Convinto che pero’ le zone offlimits o ad alto rischio siano diverse. “Una delle aree piu’ pericolose – dice – e’ quella di Kanya Bayonga, nella direzione del Parco nazionale della Virunga”.

Secondo Kambale, ad alimentare l’insicurezza sono spezzoni delle Fdlr, le Forces democratiques de liberation du Rwanda, un gruppo composto perlopiu’ da ribelli hutu, gia’ comandato dal generale Sylvestre Mudacumura, ucciso da forze congolesi nel 2019. Sono pero’ attivi anche Mai mai, milizie nate su base comunitaria, inizialmente per difendere i villaggi dalle incursioni dei ribelli, in particolare con basi in Ruanda. Secondo il direttore della Fondation, pero’, questa matrice si intreccia spesso ad altre dinamiche. “Episodi come quello di oggi – dice Kambale – potrebbero non essere legati ne’ a politica ne’ a ideologia ma solo a tentativi di estorsione ed esigenze di finanziamento” (fonte Dire).