“Mai votato Renzi”, De Lucia tira in ballo Delrio: scontro con il Pd

16 gennaio 2021 | 15:06
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“Mai votato Renzi”, De Lucia tira in ballo Delrio: scontro con il Pd

Il consigliere comunale Dem: “Era il suo numero due. Ricordiamo il passato per migliorare il futuro”. Il partito lo fulmina: “Sì alle critiche, no alle recriminazioni”

REGGIO EMILIA – “Ho fatto tanti errori nella mia vita (la biowashball, smettere di fare sport, le sigarette, la politica) ma non ho mai mai mai votato Renzi”. E ancora: “Con Renzi si vince”, quanti ricordi”. E poi due fotografe che ritraggono Matteo Renzi e il reggiano e potente Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, ex ministro e ora capogruppo del Pd alla Camera, insieme, ai tempi di palazzo Chigi con il commento: “Il numero due di Renzi era Graziano Delrio. Ricordiamo il passato per migliorare il futuro”.

Apriti cielo. Tanto è bastato per scatenare la dura reazione della dirigenza del Pd reggiano che si è sentito in dovere di scendere in campo e difendere l’ex ministro scrivendo su Facebook: “Il Partito Democratico di Reggio Emilia prende le distanze dalle esternazioni del consigliere comunale Dario De Lucia sul capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio. Il Partito Democratico è luogo aperto, di dialogo, di discussione, di critica e di rispetto delle regole democratiche”. E poi: “L’approccio costruttivo e propositivo è la cifra identitaria di un partito plurale e inclusivo, le provocazioni sul web rivolte ad altri eletti e iscritti al partito restituiscono un’immagine conflittuale, indeboliscono la forza propulsiva del partito e la sua capacità di rappresentanza. La forza del Pd, per statuto e vocazione, è la sintesi e la contaminazione tra storie e scelte diverse, se il Pd diventa il luogo della recriminazione ne viene indebolito il carattere democratico e libertario”.

Ma De Lucia non ci sta e manda una nota ai giornali in cui scrive: “Queste le testuali parole che ho scritto messe sotto accusa: ‘Il numero due di Renzi era Graziano Delrio. Ricordiamo il passato per migliorare il futuro'”. E rivendica: “Mentre qualcuno in federazione si prendeva la briga di scrivere quel triste scritto io ero in una casa popolare dove ho spiegato a un lavoratore gli aiuti che poteva ricevere e che purtroppo con il contratto a tempo indeterminato post jobs act non avrà la sicurezza dell’impiego dopo la fine del periodo di cassa integrazione a marzo 2021. Giusto per chiarire cosa sono le priorità per me”.

De Lucia fa notare che “c’è tutta un gruppo dirigente che ha portato avanti le politiche di Renzi quando questo era in auge e smantellava i rapporti con il mondo sindacale, dell’associazionismo e ha provocato 3 scissioni nella presunta teoria dello sfondamento al centro e destra e del “con Renzi si vince” ammazzando il dibattito politico interno come hanno scritto Gianni Cuperlo o Fabrizio Barca in diverse occasioni. Quello per cui oggi ci troviamo a poco più del 19% a due punti nei sondaggi da Fratelli d’Italia. Ognuno ha delle responsabilità, anche perchè il golden boy, come si usava chiamare il senatore Matteo Renzi, aveva lo stesso cipiglio di oggi. Delle due l’una: o si era tutti sotto un incantesimo o si sono commessi pensanti errori di valutazione dall’attuale gruppo dirigente. Ho sempre provato a costruire con altri in maniera plurale un Pd diverso da quello descritto: aperto, laico e progressista. Ho una storia di coerenza dalla mia che nessuno può mettere in dubbio”.

Aggiunge De Lucia: “Con amarezza prendo atto delle parole del Pd Provinciale, nessuno mi ha chiamato anche se i miei contatti dovrebbero essere ancora nel database della federazione, e che nessuno si è preso la briga di firmare personalmente questo scritto di sfiducia. Se si vogliono chiedere le mie dimissioni per reato di lesa maestà allora si chiedano non a mezza voce. Penso che le prerogative del partito in cui milito da 13 anni debbano essere altre e alte rispetto a fare il grande fratello sui social network dei suoi iscritti”.

Continua De Lucia: “E’ mia intenzione andare a fondo sulla vicenda, non mi faccio trattare così. Ho un impegno di cuore e testa messo in tanti anni di militanza che parte dai bisogno delle persone e dei quartieri, dalla gestione delle feste de l’Unità dalla relazione continua con il territorio della mia città che ha portato circa 900 preferenze a questo partito nel maggio 2019 per sostenere la candidatura del PD e di Luca Vecchi andando casa per casa come diceva Berlinguer. Da mesi sto vivendo un periodo pesantissimo per la mia famiglia che non auguro a nessuno, cosa di cui ho informato per tempo i vertici del Pd e del Comune e che mi tiene lontano dalla politica, ma voglio trovare il tempo per un incontro formale con la segreteria del Pd Provinciale, con il sindaco Luca Vecchi e con la commissione di garanzia nazionale per capire se sono ancora persona grata con legittimità politica. Ho una dignità a cui tengo molto, non mi faccio trattare così”.

E conclude: “Questo per capire se lo scontro con la “forza propulsiva del partito” (per citare uno dei frangenti comici dello scritto non firmato) vale solo per chi ha il coraggio di prendere posizione e non ha mai fatto parte delle due correnti di potere che governano ahimè questa comunità politica a discapito della base, militanti, elettori ovvero tutte quelle persone fuori dai caminetti. O se ci ricordiamo lo spirito plurale, laico e aperto solo quando serve prima delle elezioni”.

Resta da capire quale sia la differenza fra critiche che il Pd giudica leggittime e recriminazioni che invece non lo sarebbero.