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Europa Verde: “Inquinamento atmosferico, il re è nudo”

10 gennaio 2021 | 11:15
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Europa Verde: “Inquinamento atmosferico, il re è nudo”

Duilio Cangiari: “Solo con politiche e provvedimenti strutturali adeguatamente finanziati e monitorati ci si può attendere un reale e duraturo processo di risanamento della qualità dell’aria”

REGGIO EMILIACi voleva l’Europa per portare all’attenzione del Governo e delle Regioni Padane, il tema dell’inquinamento atmosferico causato dalle polveri sottili e dagli inquinanti prodotti da combustibili fossili. Il 13 ottobre scorso, la Commissione europea ha portato l’Italia davanti alla Corte di Giustizia della UE per le ripetute violazioni della Direttiva sulla qualità dell’aria. Dopo ben 12 anni di richiami e inviti a ridurre i livelli di inquinamento nell’intera area padana e nelle aree metropolitane del paese, oggi siamo all’atto finale. Per oltre una ventina di anni le nostre centraline hanno registrato sistematici e continuativi superamenti dei livelli di particolato fine, degli ossidi di azoto e dell’ozono.

Per tutto questo tempo i vari governi nazionali hanno fatto orecchie da mercante e quando sono stati costretti a motivare la loro inazione di fronte alle pressanti richieste di intervento giunte dall’Europa, non hanno saputo dare motivazioni valide e plausibili, financo a sostenere che il fenomeno era confinato e circoscritto solo ad alcune aree del paese, come se l’intera area Padano Veneta unitamente alle grandi aree metropolitane sommerse dalla cappa di smog per gran parte dell’anno, fossero poca cosa; si badi bene, si tratta di territori abitati da svariate decine di milioni di persone e interessati dai principali insediamenti industriali del paese.

Parimenti i governi regionali e gli Enti Locali, lasciati soli e in assenza di una strategia nazionale, non hanno saputo mettere in campo misure significative ed adeguate alla gravità del problema, limitandosi ad appelli all’uso moderato delle auto, alla limitazione dei consumi energetici da fonti fossili, e in extremis a limitazioni temporanee, attivate ex post, della circolazione per i veicoli più inquinanti e vetusti, con il paradosso di intervenire a livelli massimi di smog già raggiunti, chiudendo, quindi, la stalla a buoi fuggiti. Misure che, comunque, si sono dimostrate scarsamente incisive anche per la quasi totale assenza di specifici controlli.

L’Europa, per la prima volta, ha riconosciuto la grande nocività, per la salute umana, del cocktail di inquinanti presenti nelle aree maggiormente abitate e industrializzate del Nord del paese e ha stabilito finalmente una netta correlazione tra il tasso di inquinanti nell’aria e i danni provocati alla salute umana, arrivando a stimare questa nocività in migliaia di morti ogni anno. Dunque, siamo di fronte ad una emergenza sanitaria negata soprattutto in Italia, che interessa soprattutto i territori del Nord e che impone alla regione Emilia-Romagna, direttamente coinvolta nelle ingiunzioni europee, a predisporre in tutta fretta, nei prossimi tre mesi, un serio Piano di Risanamento dell’Aria, credibile, incisivo ed efficace e proiettato nel lungo periodo. Per oltre un ventennio si è fatto poco e male: ora occorre rimboccarsi le maniche e cambiare rotta.

L’urgenza di dare risposte alla UE imporrà certamente l’adozione di provvedimenti di maggiore restrizione per contenere, nel breve periodo, le emissioni sia da fonti mobili che fisse, ma questo non può bastare! Occorre superare la logica degli interventi coercitivi e temporanei, di corto respiro, messe in campo dagli Eell con le loro Ordinanze antismog, unitamente ai blandi contenuti del Pair regionale, che è del tutto evidente hanno fallito nei loro obiettivi per imboccare invece la strada che porti a politiche incentivanti e propositive, che stimolino un radicale mutamento strutturale nell’uso e nella produzione delle fonti energetiche.

Per questo occorre mettere mano ad un grande Piano di Risanamento dell’Aria dell’intera area padana e che si attivi immediatamente un tavolo di concertazione tra le Regioni del Nord, con il pieno coinvolgimento del Governo, (che al momento non pare essere interessato alla questione) per concordare misure strutturali comuni, proiettate nel lungo periodo. Occorre che la questione del Risanamento e della qualità dell’aria, che ormai ha assunto le caratteristiche di una vera emergenza sanitaria, entri di prepotenza nei progetti da finanziarsi con i fondi del Recovery Fund, che dovranno integrarsi con le risorse che necessariamente Regioni ed Enti locali dovranno mettere in campo per sostenere progetti finalizzati ad attuare la necessaria transizione energetica e che ci dovranno affrancare sempre di più dall’uso di energia di origine fossile, puntando decisamente a sostenere tutti i processi volti alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

Se da un lato deve attivarsi da subito la concertazione tra le regioni, a livello provinciale o metropolitano devono costituirsi tavoli di concertazione locali, dando vita a cabine di regia con la presenza delle amministrazioni locali, del mondo produttivo, economico e dei servizi, per condividere e realizzare progetti che incentivino una mobilità sostenibile e ragionata di merci e persone. Occorre rilanciare seriamente la figura dei Mobility Managers aziendali, scolastici e pubblici, dotarli di strumenti e risorse perché possano concretamente declinare, nei territori e nelle singole realtà, le migliori pratiche di spostamento casa lavoro, casa scuola, casa servizi.

Va avviata una stagione di nuovo protagonismo delle Aziende pubbliche di Tpl (Seta) che dovranno dotarsi di un nuovo parco mezzi nel quale la trazione elettrica non dovrà essere residuale, ma dovrà attingere alle proposte tecnologiche ormai mature di un mercato europeo per il trasporto collettivo che offre una grande varietà di mezzi ad esclusiva trazione elettrica e a basse emissioni. Come pure deve essere valorizzata l’esperienza ultraventennale di Til S.r.l., l’azienda pubblica reggiana che si è caratterizzata in ambito nazionale per il noleggio a breve e a lungo termine di veicoli elettrici, per il trasporto di merci e persone, e che ha saputo garantire alla flotta elettrica, noleggiata a enti pubblici e a privati, la manutenzione e la necessaria assistenza. Un patrimonio di saper fare e di esperienza che deve essere fortemente valorizzato, quale punto di riferimento nell’attuazione concreta delle più innovative pratiche di mobilità sostenibile.

La transizione energetica deve riguardare prioritariamente, in questa fase, oltre al comparto della mobilità quello della residenza, dove si realizza il grosso dei consumi energetici legati all’uso dell’auto e al riscaldamento delle case. Per quanto riguarda quest’ultimo settore, da parte del Pubblico, occorre istituire adeguati e qualificati servizi di consulenza (uffici per la sostenibilità energetica e per l’uso delle fonti rinnovabili) che accompagnino i cittadini a fruire correttamente dei tanti incentivi oggi esistenti ed intervenire in appoggio di chi non può usufruirne stanziando una quota regionale per aiutare il passaggio del riscaldamento domestico da gas ad elettrico dove possibile.,

Si deve favorire in ogni modo l’autoproduzione energetica; questo è possibile attraverso la nascita e il diffondersi di Comunità solari o Comunità energetiche che vedano il cittadino non solo nelle vesti di consumatore, ma anche di produttore di energia, grazie alla realizzazione di reti elettriche intelligenti. Occorre poi una consistente incentivazione alla trasformazione del parco autoveicolare da “trazione termica” a “trazione elettrica”. Obiettivo raggiungibile anche in considerazione della progressiva e auspicata diffusione della produzione domestica di energia elettrica da solare fotovoltaico.

In sintesi, se si vogliono ridurre gli inquinanti in atmosfera si deve evitare di produrli. Solo con politiche e provvedimenti strutturali adeguatamente finanziati e monitorati ci si può attendere un reale e duraturo processo di risanamento della qualità dell’aria nella nostra città e nella nostra regione.

Per Europa Verde Reggio Emilia
Duilio Cangiari