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Superbonus 110%, la parola agli esperti

3 novembre 2020 | 15:16
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Superbonus 110%, la parola agli esperti

Per fare chiarezza su questa tematica abbiamo parlato con l’architetto Antonio Disi ricercatore Enea ed esperto di energia, e Rita Prati responsabile organizzativo Edili Reggio Emilia

REGGIO EMILIA – L’iniziativa del Superbonus 110% è tanto una ghiotta occasione per gli italiani, quanto una mostruosa giungla di documentazione burocratica. Le domande e i dubbi sono all’ordine del giorno. Per fare chiarezza su questa tematica abbiamo parlato con l’architetto Antonio Disi ricercatore Enea (ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) ed esperto di energia, e Rita Prati responsabile organizzativo Edili Reggio Emilia – Cassa – Scuola – A.S.E.

Architetto, il Superbonus 110% nasce come volano utile a far ripartire il mercato del “mattone”, grazie ai fondi stanziati dallo Stato. Tuttavia, le tante, troppe incertezze cui devono far fronte sia la clientela sia le stesse imprese, rischia di rallentare e rendere meno efficaci gli attesi effetti positivi. Si sente la necessità di un elenco di professionisti, garantiti dai rispettivi ordini professionali, che diano assistenza e certezza a tutti i soggetti coinvolti, ancor prima di poter prendere decisioni. Per questo è utile l’iniziativa della Edili Reggio Emilia – Cassa – Scuola – A.S.E. e della Regione Emilia-Romagna. Cosa può dirci in merito?
Le difficoltà non si possono negare, ma sono legate proprio al motivo per cui nasce il Superbonus. Da un lato si è voluto cogliere l’occasione per rilanciare l’efficientamento energetico degli edifici, dall’altro si è inteso ridare vigore al mercato dell’edilizia. E’ un settore economico che ha subito colpi enormi negli ultimi anni, a causa delle congiunture economiche e della crisi scoppiata nel 2008. Purtroppo, a fronte di questa iniziativa politica, il mondo dei professionisti si è mostrato assolutamente impreparato.

Ovvero?
Inizialmente troppi l’hanno percepita addirittura come fosse una specie di “condono”, ma quando si sono accorti che la legge prevede specifiche competenze, assunzione di grandi responsabilità rispetto al processo, certificazioni attestanti l’effettiva qualità energetica migliorata, abbiamo assistito a una reazione disordinata. Molti addetti dell’edilizia hanno sempre un po’ sottovalutato il tema dell’abitare sostenibile, considerandolo quasi come se fosse una moda radical chic. All’opposto, personalmente sostengo che questo strumento potrebbe aprirci al mondo della sostenibilità, uscendo dal circuito delle villette vip di superclasse A, portando così la sostenibilità energetica anche nei condominii dei quartieri popolari e, su questa opportunità, gli architetti e gli ingegneri si sono scoperti non sufficientemente attrezzati. Per i primi si è sempre privilegiato l’aspetto estetico, per i secondi i livelli superiori dell’edilizia, tutti concentrati sui grandi centri commerciali e gli uffici, lasciando alla deriva il mondo delle piccole abitazioni e dei condominii.

E ora cosa succede?
Adesso invece tutto il mondo dei professionisti è entrato in agitazione, una parte fagocitata da quei grandi progetti che mettono insieme la multiutility, le grandi banche, le imprese, creando un cluster che raccoglie i tecnici e gli da certezza e fiducia, affiancandoli a figure che si assumono le responsabilità o gestiscono l’accesso al credito, mentre un’altra parte vede gli architetti che difendono la loro autonomia creativa. Da qui nasce la necessità di un percorso formativo chiaro ed esaustivo non solo sulla semplice procedura o la normativa che qualsiasi architetto o ingegnere di media cultura sa leggere e applicare, ma su tutto quello che c’è dietro, il mondo della finanza, le necessarie competenze tecniche, gli investimenti, i ritorni. E poi, i rapporti con le imprese, perché è chiaro che se si devono applicare certe tecnologie e l’impresa non le conosce, spetta al tecnico illustrarle al meglio e far sì che l’impresa possa impegnarsi nella raccolta del materiale e nella messa in atto. Ma se neanche il tecnico è aggiornato, si crea un grave cortocircuito.

Quindi cosa bisogna fare?
Occorre saper curare i rapporti con l’impresa, con la finanza e il credito e, infine, con gli utenti finali. E per utenti finali, come in questo caso specificato dalla legge, intendiamo i condominii. Sono la tipologia principale della nostra edilizia, ma anche una barriera da superare che sta nelle dinamiche del condominio. E’ una materia che non attiene nemmeno alle competenze dei tecnici, ma una realtà che può creare disguidi e malintesi. Quindi l’idea della Edili Reggio Emilia – Cassa – Scuola – A.S.E. è di costruire un set di attività formative a pari livelli, mettendo insieme una serie di corsi di piccoli e/o grandi dimensioni (800 ore), che diano queste competenze ma soprattutto facciano entrare i professionisti, o chi si avvicina al mondo dell’edilizia, dalla porta giusta, con una visione d’insieme delle competenze utili e la capacità di interagire con il tecnico specifico. Sì, perché l’altro elemento importante è l’idea del team, del gruppo, del lavorare insieme, di permettere al professionista di poter contare su altri come lui ed evitare di disperdere la propria attenzione tra troppi impegni. Nei nostri corsi affrontiamo tutti questi elementi, la capacità di comunicare, di interagire, di gestire la finanza, le competenze tecniche, l’approccio procedurale che possono dare a questi professionisti gli strumenti giusti per interfacciarsi con il 110%.

Il Superbonus 110% può essere sfruttato in modi diversi, alcuni anche radicali, sia da singoli utenti sia da condominii. Quali possono essere i consigli degli esperti e di quali dati possono aver bisogno per esprimersi?
Trovare una motivazione è un po’ arduo, anche perché la riqualificazione edilizia è un qualcosa che impegna, un momento importante nella vita di una famiglia, così che mi sono chiesto come convincere le famiglie, proprio in queste circostanze, a fare entrare delle persone a casa per eseguire dei lavori che possono anche essere complessi e di non breve tempo. Ma ecco perché la conoscenza e l’informazione sono fondamentali, sia per quanto attiene all’utente singolo sia all’assemblea di condominio. In questo il rapporto con il tecnico è fondamentale e non può risolversi semplicemente nel riversare informazioni che poi richiedono chiarimenti. Non serve scomodare le scienze comportamentali o la psicologia per capire che non basta un’informazione, anche di alto livello, per cambiare un’abitudine o un modo di pensare. Occorre una motivazione, possedere strumenti ad hoc, avere un feedback, un riscontro che si sta facendo una cosa positiva per rapportarsi con il cliente. Non basta spiegare bene come funziona una macchina per farla comprare, occorre dare un motivo per cui la si deve comprare. Che sia come status-symbol, come strumento di lavoro, che sia l’opportunità di ricorrere a strumenti finanziari che non siano troppo onerosi o che, semplicemente, sia la cosa giusta da fare.

E non c’è tutto questo?
Questo insieme di capacità, spesso manca ai professionisti del settore edile, perché non hanno mai dovuto creare la domanda, né hanno mai gestito la domanda già creata. Nel caso del 110% la domanda è stata creata dal sistema e pubblicizzata dai media, ma i tecnici si aspettano che sia il committente a chiamarli e a chiedergli di fare la riqualificazione, è a quel punto che si trovano spaesati perché vi è il problema di dover concretizzare questa domanda e di rapportarsi con soggetti che devono essere motivati e richiedono tutte le informazioni giuste. Ricordo che l’energia è una delle informazioni meno conosciute anche perché è un qualcosa che si vede poco, le bollette sono complesse e nessuno sta tutti i giorni a valutare le diverse voci di spesa. In più, ed è un paradosso, l’idea di consumare meno energia fa pensare a poter compiere meno cose, a doversi privare di qualcosa, quindi occorre far capire che vi sono metodi come l’efficientamento energetico, che consentono di effettuare le stesse cose ma consumando meno. Ed è una barriera enorme, perché non è semplice far capire quanto l’utilizzo di una tecnologia o di un nuovo modello, possa aiutare a risparmiare energia nonostante si mantenga lo stesso stile di vita e lo stesso comfort.

La legge prevede precise garanzie certificate da esperti e la palude della burocrazia e una certa indifferenza delle Istituzioni, costituiscono un ulteriore ostacolo allo sfruttamento del Superbonus. Esiste già, o è allo studio, una “strategia” che garantisca il buon esito delle pratiche?
Dal punto di vista della burocrazia, la grande difficoltà nasce soprattutto dal fatto che si tratta di una politica nazionale che si confronta direttamente con l’utente finale. Non c’è un intermediario, come quando lo Stato dà i soldi alle regioni, le regioni danno i soldi ai comuni, i comuni usano i soldi a livello locale, creando una varietà di relazioni tra cittadini, impiegati e burocrati. E anche quando parliamo di previdenza, lo Stato rappresentato dall’Inps, ha comunque sedi territoriali di riferimento. Nel caso del Superbonus 110%, l’interfaccia tra gli utenti e lo Stato, è rappresentata dal mondo dei professionisti. È peraltro anche molto difficile immaginare una legge nazionale che sappia compendiare tutte le possibili varianti, soprattutto in un paese complesso come il nostro, con tutte le tipologie di edilizie, materiali, e caratteristiche territoriali, dalla montagna, al mare, alla collina.

Lei cosa propone?
In prima persona ho seguito moltissimi decreti e norme, anche come supporto al legislatore, e so che nell’impossibilità di emanare una legge che possa andar bene per tutti, e a fronte dei tanti elementi del decreto attuativo e delle circolari stesse, il professionista deve diventare una figura di riferimento che sappia assumersi anche le previste responsabilità. Architetti e ingegneri hanno, in primis, oggi fame di informazioni, perché la responsabilità di interpretazione della norma è pesante. Non intendo accusare il legislatore per le strutture dei meccanismi della legge, ma constato che spesso si teme ciò che non si conosce nei dettagli. Non tutti conoscono lo storico delle leggi, la genealogia delle norme, e questo crea preoccupazioni, timori, indecisioni e continue richieste di spiegazioni. Dal punto di vista applicativo, la legge ha affrontato una corsa contro il tempo, dall’approvazione al passaggio alla Corte dei Conti, alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma oggi abbiamo gli strumenti che consentono di gestire le segnalazioni, le richieste, le certificazioni. Quindi, dal punto della burocrazia, starei molto attento a esprimermi perché, nonostante le denunce anche di stampa, riguardo l’eccesso degli atti necessari, questo attiene proprio al lavoro del professionista e non dovrebbe spaventare il semplice cittadino. Lo Stato paga le opere e paga il professionista, ed è quest’ultimo che deve dar conto della regolarità e del buon esito di ogni pratica. Per questo gli Ordini Professionali devono farsi guida consapevole, e dare una mano a tutti gli iscritti perché sappiano assumersi queste responsabilità e fare da interfaccia con il governo.

Com’ è la situazione a Reggio Emilia?
In alcuni contesti si sta lavorando bene. Ad esempio, sia a Reggio Emilia sia a Parma i comuni, insieme agli Ordini Professionali, hanno aperto sportelli d’interfaccia con i cittadini. Si tratta di iniziative prese in autonomia, non per obblighi di legge, ed è la strategia giusta da mettere in campo. L’Emilia Romagna è una regione che ha un livello di efficienza elevato, una capacità di applicare a livello locale quello che è disposto a livello centrale. Mi auguro sia un esempio che possa essere raccolto da altre regioni, anche se buona parte della stampa ignora queste buone notizie o non gli dà il giusto risalto. È un peccato perché sarebbe d’aiuto anche agli stessi professionisti, così come fondamentali possono essere i corsi della Edili Reggio Emilia – Cassa – Scuola – A.S.E. Il futuro, ribadisco, è lavorare in team. In Italia abbiamo dieci milioni di unità immobiliari, un milione e mezzo di condomini, un mercato a dir poco stimolante e potenzialmente ricco, non si può più lavorare come si faceva venti o trent’anni fa. Però, oltre alle competenze tecniche, che sono fondamentali, c’è bisogno delle caratteristiche sociali di cui abbiamo parlato. Forzare certi temi, a volte, è importante, divulgare il sapere è vitale.

Infine Rita Prati analizza, nel dettaglio, l’attività gestita dalla Edili Reggio Emilia – Cassa – Scuola – A.S.E..
Per quanto ci riguarda, il problema è far percepire che l’edilizia non è un campo morto. Negli incontri sia con studenti sia con persone che vivono di questa materia, ho riscontrato che molti leggono l’edilizia come fosse un mercato fermo, fuori da ogni logica evolutiva. Ci siamo addirittura ritrovati a non poter soddisfare le richieste di personale da inserire nel mondo del lavoro edile, perché non è percepito come un campo che possa offrire opportunità di crescita professionale. E invece l’edilizia è cambiata, c’è tutto un mondo da riqualificare, figure nuove da addestrare e far crescere, esperti di impiantistica, acustica, sismica di cui troppi ignorano totalmente l’esistenza. Il problema è che i professionisti ci sarebbero, ma non sono presenti sul web, costringendo il committente a vagare da una parte all’altra. La nostra idea è proprio quella di creare una figura che metta e gestisca in rete i professionisti che ci sono già, semplificando la vita all’utente e anche al professionista. Perché se è vero che ognuno fa il suo mestiere, ma non fa uso della rete e non si connette con le altre figure professionali, ci creano perdite di tempo, spreco di soldi, pratiche che si bloccano perché si è valutato un aspetto del lavoro, ma non un altro. Questa è la nostra “missione”, ovvero creare una figura che metta in rete le figure e le faccia lavorare in modo coordinato. Noi siamo un ente di formazione che lavora solo per l’edilizia, deriviamo dalla cassa edile e quindi abbiamo una provenienza del ramo costruzioni e tutto quello che è l’indotto. Stiamo tenendo tutta una serie di seminari, alcuni gratuiti altri a pagamento, e avremo un evento a dicembre rivolto a tutti i professionisti del settore con tema il “110%” ma in modo più allargato e con un taglio si spera diverso da quello che stiamo facendo.

Qual è il vostro obiettivo?
Vogliamo far capire che cosa è l’edilizia oggi, quali sono le figure che servono e come fare a ricreare una professionalità che forse da una decina di anni è venuta un po’ a mancare. Nel tempo, infatti, il mondo delle costruzioni era diventato il rifugio per chi non aveva voglia di studiare e si adattava a fare qualcosa in edilizia. L’attuale congiuntura ha un po’ ripulito il campo, chi ha una professionalità adesso sta lavorando, e ci piacerebbe continuare a creare professionalità in edilizia. Ecco il senso è un po’ questo. Noi storicamente cooperiamo con tutti gli istituti geometri di Reggio Emilia e di Modena, perché questo corso è a doppio bacino e stiamo tentando di aprire ai licei scientifici. Per seguire questo corso non serve essere un geometra o un ingegnere, servono persone con mente flessibile, capaci di mettere insieme elementi differenti. Ci stiamo impegnando su questo perché non è un messaggio che viene intuito subito. E poi interagiamo con l’università di Modena e Reggio Emilia per dipartimenti che riguardano il settore delle costruzioni. Bisogna trovare chi sappia gestire i processi e le persone, “guidare” un cantiere. Oggi, si fatica a trovare le giuste professionalità perché ci sono mestieri che appaiono più belli rispetto all’edilizia, ma non è così. L’edilizia la fanno tutti, ma non è per tutti. L’edilizia merita di essere rivalutata.