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Metalmeccanici, “la lotta non va in quarantena”: sciopero generale senza cortei

3 novembre 2020 | 14:29
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Metalmeccanici, “la lotta non va in quarantena”: sciopero generale senza cortei

La vertenza per il contratto nazionale si sposta dalle piazze alle fabbriche. I sindacati: “Una parte degli industriali sta usando strumentalmente una tragedia sanitaria per tenere bassi i salari”. Reggio è’: “Solidarietà ai lavoratori”

REGGIO EMILIA – “La lotta non va in quarantena. Una parte degli industriali sta usando strumentalmente una tragedia sanitaria per tenere bassi i salari. C’è qualcuno che vuole utilizzare la pandemia per rimandare di un anno il contratto nazionale o non farlo proprio. Questa è una cosa inaccettabile”. Lo ha detto il segretario della Fiom, Simone Vecchi, questa mattina durante un incontro in videoconferenza con la stampa.

E’ uno sciopero atipico, quello generale unitario organizzato per dopodomani, giovedi’, di quattro ore, a livello nazionale dai sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, che tocca anche le 200 fabbriche della provincia di Reggio Emilia. Nel rispetto delle misure per contenere il coronavirus, la protesta si svolgera’ infatti per la prima volta senza cortei e manifestazioni di piazza, concentrandosi invece nei luoghi di lavoro, dove si svolgeranno assemblee di quattro ore distanziate e con la mascherina.

Nella vertenza per il rinnovo del contratto nazionale del settore, iniziata il 5 novembre del 2019, sono coinvolti 20.000 lavoratori reggiani che gia’ nei giorni scorsi hanno dato vita ad una raffica di scioperi spontanei nelle aziende. Con Federmeccanica, spiega il segretario della Fiom di Reggio Simone Vecchi, “c’e’ stata una lunga trattativa che si e’ sviluppata prima e dopo il lockdown – 13 incontri totali di cui due a settimana a settembre – in cui pero’ non ci sono state aperture verso la piattaforma proposta dai sindacati”.

Distanze “siderali” si sono registrate, aggiunge il segretario provinciale delle tute blu della Cgil, sia sulla parte normativa che su quella retributiva. Qui, nello specifico, le parti sociali hanno chiesto un aumento dell’8% dei salari sui minimi tabellari, pari a un incremento tra i 130 e i 157 euro in piu’ al mese (a seconda dei livelli di inquadramento). La risposta della controparte industriale, basata su un modello di aumenti legati al tasso di inflazione, ne prevede circa un terzo, tra i 30 e i 40 euro.

“Inevitabile quindi che si arrivasse allo sciopero – continua Vecchi – che questa volta si sposta pero’ dalle piazze alle fabbriche concentrando il conflitto sui luoghi di lavoro. Non andremo in piazza con iniziative strane per bucare lo schermo, perche’ il nostro senso di responsabilita’ ci porta a mettere la salute dei lavoratori al primo posto. Ma che una parte degli industriali stia sfuttando una tragedia sanitaria per tenere bassi i salari e’ per noi inaccettabile”.

Insomma conclude Vecchi, “nelle fabbriche e’ stato fatto un grande lavoro per prevenire i contagi: se si lavora in sicurezza si deve anche scioperare in sicurezza, oltre ad ottenere un contratto degno di questo nome”.

Durante la prima fase dell’emergenza, sottolinea il segretario della Fim-Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti, “i lavoratori hanno fatto il loro dovere ogni minuto di ogni giorno, contribuendo a definire i protocolli di sicurezza nelle fabbriche”. Ecco perche’ “la risposta di Federmeccanica che nega contratto e aumenti e’ del tutto fuori contesto”, aggiunge Uriti. Secondo cui pero’, “il fronte delle industrie non e’ granitico e inizia a scricchiolare: ci sono imprenditori che pensano che il contratto nazionale va rinnovato presto e bene”. Jacopo Scialla, segretario della Uilm-Uil di Reggio, ricorda che “la piattaforma unitaria dei sindacati prevede anche altri aspetti come la clausola sociale per gli appalti, l’aggiornamento dell’inquadramento professionale che risale agli anni 70 e un paracadute per i lavoratori precari per i quali si chiede la stabilizzazione”.

Federmeccanica, “che non vuole ragionare di aumenti fissi sulle paghe dei lavoratori, fa pero’ politica con atteggiamento arrogante”, aggiunge Scialla.

Invece, “l’unico modo per far ripartire il Paese e riportare serenita’ nelle fabbriche e’ quello di rimettere con il contratto nazionale i soldi nelle tasche dei lavoratori, a cui dopo tre anni di retribuzioni ferme e’ giunta l’ora di dare un po’ di respiro”. La preparazione dello sciopero generale ha comportato un grande sforzo organizzativo da parte dei sindacati provinciali. Tra le iniziative principali dei giorni scorsi anche una maxi assemblea in videoconfereza con 300 delegati collegati dalle fabbriche.

Reggio è’: “Solidarietà ai lavoratori”
Solidarieta’ ai lavoratori delle aziende metalmeccaniche reggiane, che giovedi’ scioperano per il rinnovo del contratto nazionale, arriva dalla consigliera comunale Palmina Perri. L’esponente della lista “Reggio e'” ha infatti presentato oggi un’interrogazione indirizzata al sindaco Luca Vecchi per chiedere “quali azioni siano state messe in campo a favore del dialogo e dell’accordo tra le forze sociali”. La “fine del blocco dei licenziamenti attualmente previsto per il 31 marzo e’ una data che spaventa sempre di piu’ i lavoratori, perche’ si teme che coincidera’ con una stagione di ingenti licenziamenti”, sottolinea Perri. Che auspica un impegno dell’amministrazione a favore dei lavoratori “che sono il cardine fondamentale delle imprese e dell’economia, come abbiamo avuto modo di vedere anche durante il lockdown e non devono essere visti come una controparte”.