Decreto ristori, Cna chiede un cambio radicale: “Superare i codici Ateco e adottare il fatturato come criterio per i contributi”

18 novembre 2020 | 15:26
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Decreto ristori, Cna chiede un cambio radicale: “Superare i codici Ateco e adottare il fatturato come criterio per i contributi”
Decreto ristori, Cna chiede un cambio radicale: “Superare i codici Ateco e adottare il fatturato come criterio per i contributi”
Decreto ristori, Cna chiede un cambio radicale: “Superare i codici Ateco e adottare il fatturato come criterio per i contributi”

I presidenti Guerrieri e Corti: “Caos spostamenti tra comuni. Così le attività restano aperte senza clienti e senza poter chiedere gli aiuti dallo Stato”

REGGIO EMILIA – Da domenica 15 novembre l’Emilia-Romagna è zona arancione (rischio elevato per Covid-19) e in queste ore si moltiplicano i dubbi e le interpretazioni sulle norme in vigore sino al 3 dicembre, in particolare sulla possibilità di spostamenti da un Comune all’altro. La legge individua tre motivi che autorizzano gli spostamenti: il lavoro, la salute, lo stato di necessità. Proprio su quest’ultima definizione si aprono dei quesiti riguardanti soprattutto la possibilità per i cittadini di spostarsi da un comune all’altro per usufruire di servizi aperti (dalla spesa, ai servizi alla persona, a quelli per le vetture).

Mentre sulla spesa, una FAQ della Presidenza del Consiglio ha chiarito che per ragioni di convenienza si può andare nel supermercato del Comune attiguo a quello in cui si risiede (il concetto di vicinanza non si applica tra Regioni diverse), sulla possibilità di andare dal proprio parrucchiere/estetista/gommista/lavanderia di fiducia non c’è un’interpretazione uniforme. La Regione Emilia Romagna è intervenuta, di concerto con le Prefetture, chiarendo che viene proibito lo spostamento per questi fini, con un’unica eccezione se esiste l’impossibilità di usufruire di quel servizio nel proprio comune.

“Facciamo un esempio concreto – spiega Andrea Guerrieri, presidente CNA Benessere e Sanità – parrucchieri ed estetiste difficilmente lavorano solo con clienti del proprio comune; circa l’80% dei clienti proviene da comuni limitrofi, in alcuni casi anche da province limitrofe. Vietando gli spostamenti tra comuni si rischia di restare aperti senza clienti e senza poter chiedere gli aiuti dello Stato perché sulla carta possiamo svolgere la nostra attività. Un paradosso letale per le imprese”.

Stesso problema riscontrato anche per gommisti, carrozzerie, meccatronici e lavanderie, come sottolinea Andrea Corti, presidente CNA Servizi alla Comunità: “Basta leggere i commenti dei cittadini su FB per capire quanta confusione stia creando questa situazione. In molti si chiedono come fare, ad esempio, con il cambio pneumatici invernali in corso in questi giorni, avendo il proprio treno di gomme in magazzino dal gommista di fiducia che si trova in un comune diverso da quello di residenza. È possibile spostarsi o bisogna andare dal gommista sotto casa spendendo una cifra considerevole per ricomprare gli pneumatici invernali? Sembrano cose scontate, ma se stiamo alle direttive in vigore e per evitare le sanzioni pesantissime per i trasgressori, senza una risposta certa dalle istituzioni il dubbio è lecito”.

“Tutte queste limitazioni pongono seri problemi di sostenibilità e resilienza delle imprese – continuano Guerrieri e Corti – se da un lato è comprensibile l’azione del Governo e delle Istituzioni territoriali per arginare la seconda ondata di contagi, dall’altra non si può sottacere che servono misure veloci e importanti per far fronte alla situazione di emergenza ed evitare la chiusura di tante attività. L’allargamento delle restrizioni su base territoriale rende superflua la distinzione tra le attività chiuse per ordinanza e quelle che, pur rimanendo aperte, vedono il proprio giro d’affari fortemente ridimensionato”.

“Diventa quindi indispensabile – concludono i due presidenti – adottare come criterio per accedere al contributo a fondo perduto il calo di fatturato, unico strumento che effettivamente fotografa l’andamento delle imprese. In questa logica, il riferimento non può essere limitato allo scorso mese di aprile ma dovrà tenere in considerazione un periodo più congruo, considerando la ciclicità di molti settori dell’economia. È evidente che dovranno essere stanziate ulteriori e robuste risorse finanziarie per fronteggiare una situazione in rapido peggioramento. Senza interventi tempestivi e incisivi rischia di chiudere i battenti fino a un quarto del sistema produttivo”.