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Covid, il 40% dei ricoveri in ospedale è per il virus

12 novembre 2020 | 14:48
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Covid, il 40% dei ricoveri in ospedale è per il virus

Al momento negli ospedali reggiani sono riservati ai pazienti covid 357 posti letto di cui 296, cioe’ l’83%, occupati. Una quota che due settimane fa era del 61%. L’Ausl: “C’è un piano B, ma è doloroso”

REGGIO EMILIA – Aumenta la pressione del covid sulle strutture sanitarie in provincia di Reggio Emilia. Lo evidenziano in particolare due dati, forniti oggi dal direttore dei presidi ospedalieri Giorgio Mazzi. Il primo e’ relativo alla percentuale dei pazienti ricoverati per il virus, sul totale di quelli che accedono alle strutture ospedaliere. Un numero che – all’8 novembre scorso – era pari al 42%, contro il 34% delle settimane precedenti.

“Ci avviciniamo quindi al 50% dei ricoveri per covid”, sottolinea Mazzi. Il secondo aspetto evidenziato riguarda invece il rapporto tra posti letto disponibili e occupati. Al momento negli ospedali reggiani sono riservati ai pazienti covid 357 posti letto di cui 296, cioe’ l’83%, occupati. Una quota che due settimane fa era del 61%. “La situazione inizia ad essere a rischio perche’ – continua Mazzi – e’ sufficiente che ci sia un allungamento dei tempi medi di degenza dei pazienti per andare in sofferenza”.

I numeri, viene pero’ evidenziato, sono ancora lontani da quelli della prima ondata della pandemia, quando furono riconvertiti in totale circa 750 posti letto (la meta’ dei 1.500 presenti nella rete ospedaliera provinciale). Una strada che si potrebbe ancora ripercorrere in caso di necessita’, ma definita “dolorosa” e con “costi importanti”, in termini di organizzazione della vita delle strutture sanitarie. In quel caso, infatti, tornerebbero ad essere “sacrificate” tutte le altre attivita’ mediche, come le visite programmate e gli interventi chirurgici, che in primavera erano stati sospesi dando priorita’ solo alle urgenze.

“In questa seconda ondata – dice ancora Mazzi – la condizione dei pazienti evolve in modo piu’ lento. E la situazione e’ differente perche’ abbiamo anche delle dimissioni. Fino ad ora siamo riusciti ad assicurare posti letto per i pazienti piu’ critici riducendo la chirurgia meno complessa per recuperare anestesiti, ma e’ chiaro che la riorganizzazione dei reparti e’ continua”. Alla fine della prossima settimana, ad esempio, 20 posti di lungodegenza per malati non covid, saranno riadattati per quelli colpiti dal virus. Gli ospedali di Guastalla e Scandiano, che erano stati individuati come “non covid”, hanno invece riattivato da qualche settimana i reparti per questa tipologia di pazienti con, rispettivamente, 50 e 40 posti letto.

“Non vediamo segnali di calo – dice la direttrice generale dell’Ausl Cristina Marchesi- il numero dei nuovi casi aumenta in maniera stabile ma inesorabile ed e’ ancora molto alto, incidendo soprattutto sulle attivita’ di monitoraggio e indagine epidemiologica e sugli adempimenti amministrativi ad esse collegati”. Bene quindi le misure restrittive di contenimento annunciate per oggi dalla Regione. “Ogni forma di assembramento e’ una pericolosa fonte di contagio”, commenta Mazzi.

Per quel che riguarda le lamentele per i tempi di attesa troppo lunghi, circa 7-8 giorni, per avere un tampone e i tempi biblici per riuscire a contattare il call center dell’Ausl, che molti lettori lamentano, la Marchesi commenta: “Hanno ragione a lamentarsi, ma noi di tamponi ne riusciamo a fare 1.800 al giorno e non ce la facciamo, oggi, ad andare oltre. Speriamo, a fine mese, di arrivare a 2.200-2.300. I tamponi rapidi toglieranno un po’ di pressione, circa trecento unità, sui 1.800. Per quel che riguarda il call center, tenete conto che noi abbiamo diecimila persone, a casa, che possono telefonarci, tra positivi e contatti. Ecco perché i telefoni sono sempre occupati. Da lunedì aumenteremo di molto le linee telefoniche: ne avremo sette. Tenete presente, comunque, che quelle che rispondono sono persone che devono anche essere formate. Non ci possiamo mettere chiunque”.