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Comune, nuovo scontro con ex capo dei suoi avvocati

5 novembre 2020 | 15:55
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Comune, nuovo scontro con ex capo dei suoi avvocati

Gnoni fa ricorso per ottenere una vasta mole di atti e il Tar lo respinge

REGGIO EMILIA – Nuovo capitolo nella vertenza legale che contrappone il Comune di Reggio Emilia all’ex capo dei suoi avvocati Santo Gnoni. E’ lui che, per anni alla guida del servizio Legale e oggi in pensione (oltre che indagato in due inchieste aperte dalla Procura sulle gare d’appalto e gli incarichi dell’ente locale), ha fatto causa all’amministrazione sostenendo di vantare una serie di crediti “per compensi professionali maturati, in dipendenza dell’attivita’ di patrocinio legale svolta in favore dell’ente” sin dall’anno 2013.

Per ottenere il riconoscimento del proprio diritto, Gnoni ha impugnato al Tar il regolamento comunale che stabilisce le parcelle dell’avvocatura civica, vedendo peraltro accolto il suo ricorso. Nell’ambito di questo procedimento, lo scorso maggio, l’ex funzionario ha avanzato un nuovo ricorso al Tar di Parma chiedendo al Comune la “visione, estrazione ed ottenimento di copia di tutti gli atti del procedimento inerenti la questione”, tra cui “le parcelle depositate e non pagate, gli atti interni, i pareri, le proposte, le valutazioni ed i criteri di calcolo e la trasmissione dei relativi impegni di spesa gia’ assunti in ordine alle parcelle di cui trattasi”.

Una valanga di documenti che il Comune si e’ rifiutato di fornire “stante l’indeterminatezza dell’istanza medesima (siccome riferita ad una moltitudine di atti non identificati con la dovuta ed anche solo minima, puntualita’) e quindi il carattere sostanzialmente esplorativo della stessa”. Piazza Prampolini, inoltre, ha sottolineato che “il ricorrente e’ da poco cessato dal servizio, sicche’ deve ragionevolmente ritenersi che conosca (e sia quindi in grado di identificare in modo adeguatamente puntuale) cio’ di cui necessita prendere visione”.

Il Tribunale amministrativo ha dipanato la questione il 28 ottobre scorso, accogliendo la tesi del Comune. “Sul punto – scrivono i giudici nella sentenza – la giurisprudenza e’ pacifica nel ritenere che la domanda di accesso deve avere un oggetto determinato o quanto meno determinabile, e non puo’ essere generica”. Pertanto la richiesta di Gnoni “difetta degli elementi necessari per consentire all’amministrazione una agevole individuazione degli atti di interesse, tradendo l’intento di esercitare un controllo generalizzato sull’attivita’ dell’amministrazione di natura esplorativa, sulla cui inammissibilita’ la giurisprudenza e’ da tempo concorde”. Quindi “cessata la materia del contendere” il ricorso e’ stato in parte respinto. Nessuna pronuncia e’ infine arrivata sulle spese legali, “stante la mancata costituzione del Comune” (fonte Dire).