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Gedi conferma la vendita, Gazzetta di Reggio di nuovo in sciopero

7 ottobre 2020 | 12:54
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Gedi conferma la vendita, Gazzetta di Reggio di nuovo in sciopero

I giornalisti: nel nuovo piano industriale tagli di giornalisti, fotografi, collaboratori e poligrafici

REGGIO EMILIA – Dopo l’incontro avuto ieri con l’amministratore delegato del gruppo Gedi Maurizio Scanavino, che ha confermato l’intenzione di cedere le testate, i 162 lavoratori delle Gazzette di Reggio Emilia e Modena, della Nuova Ferrara e del Tirreno sono oggi di nuovo in sciopero. E’ la terza astensione dopo quelle di venerdi’ 2 e sabato 3 ottobre. Domani i quotidiani non saranno quindi in edicola e l’aggiornamento dei siti internet resta sospeso fino a giovedi’ mattina.

“Alla luce dell’incontro con i vertici di Gedi abbiamo ufficialmente appreso dell’intenzione da parte dell’azienda di cedere in blocco le quattro testate oggetto delle indiscrezioni dell’ultima settimana. Cessione che sembra essere alle battute finali e che ‘a questo punto subira’ un’accelerazione’, come affermato dall’azienda”, fanno sapere i giornalisti.

“Di fronte a risposte evasive e alla totale chiusura rispetto alle richieste di tutela dell’organico, oltre all’assenza di garanzie sul futuro delle nostre testate e sull’affidabilita’ degli acquirenti – proseguono – restiamo amareggiati per alcune rassicurazioni che al momento non trovano conferma nei fatti”. Infatti, viene comunicato, “siamo venuti in possesso di una parte del piano industriale che non prevede mai alcun investimento rispetto all’attuale progetto editoriale, ma anzi annovera tagli consistenti praticamente su tutti i fronti, a partire dal personale (giornalisti, fotografi, collaboratori, poligrafici)”. Inoltre “stupisce la rassicurazione che ci stanno cedendo per ‘metterci in sicurezza’ anche alla luce ‘della crisi che stiamo vivendo, che gioca la sua parte'”.

“Io non sono fiducioso sul fatto che le cose possano migliorare” ha detto l’amministratore delegato di Gedi, Maurizio Scanavino, in riferimento al contesto del gruppo a dimostrazione, secondo i lavoratori, “del fatto che i piani operativi sul fronte locale sono rimasti lettera morta in tutti questi mesi”. Concludono quindi i giornalisti: “Terremo informati i nostri lettori ai quali chiediamo di accompagnarci in questo percorso da cui auspichiamo di uscire piu’ forti e con l’autorevolezza di sempre. Saremo presto in edicola”.

Sulla vicenda, intanto il gruppo del Pd alla Camera ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri, a prima firma del deputato reggiano Andrea Rossi. I quattro giornali messi in vendita, dice, “rappresentano un patrimonio e un’esperienza unica nel panorama dell’informazione italiano, profondamente radicati nella societa’ e garantiscono da piu’ di quarant’anni un’informazione libera e indipendente e un punto di riferimento per le comunita’ locali”. Se confermata, “seppure legittima da un punto di vista del libero mercato, la trattativa rischierebbe di compromettere il futuro dei tanti lavoratori che da anni contribuiscono, con passione, alla fruizione di un’informazione locale, strettamente legata al territorio del Nord e Centro Italia, che rappresenta un bacino importante di opinione pubblica”.

Inoltre, fa notare il Pd, “la vendita delle quattro testate comprometterebbe l’integrita’ del gruppo ex Finegil, che costituisce da sempre uno dei suoi punti di forza e motivi di successo”. Il Pd, quindi, chiede al Governo “quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare il lavoro e la professionalita’ dei giornalisti coinvolti e difendere i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, quali la liberta’ di stampa e di informazione” (fonte Dire).