Cultura, sport e socialità al bando: “Non sono necessarie”

26 ottobre 2020 | 09:07
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Cultura, sport e socialità al bando: “Non sono necessarie”

Il governo dimentica che un essere umano, per sentirsi tale, non può vivere solo producendo, mangiando ed espletando bisogni fisiologici. Ha bisogno anche di bellezza, cultura, istruzione, socialità e attività fisica. Essere in salute, ma non accedere a queste cose non è vita. E’ mera sopravvivenza

REGGIO EMILIA – C’è qualcosa di profondamente ingiusto e sbagliato nella decisione di chiudere cinema e teatri, piscine e palestre. Di limitare fino alle 18 la vita sociale delle persone e di chiudere, sostanzialmente, le scuole superiori per favorire la didattica a distanza. Al di là del fatto che i benefici, in termini di contagi, di una scelta del genere sono tutti da dimostrare e al di là del gigantesco danno economico che si fa a un pezzo dell’economia italiana, il problema è, soprattutto, culturale e mette in mostra quanto poco interessi alla nostra classe politica la salute fisica, la cultura e l’istruzione nel nostro Paese (nella foto Aeham Ahmad suona il piano in un quartiere distrutto di Damasco).

Non ci piacciono le metafore belliche, ma se questa è una guerra, come qualcuno scrive, allora si sappia che nella Sarajevo sotto le bombe la gente continuava ad andare al cinema e a teatro. Altrettanto accadeva nella seconda guerra mondiale nel nostro Paese, come ha ricordato Bellocchio in un’intervista a Repubblica oggi. Per quel che riguarda la scuola, chi scrive ha avuto modo di vedere i bambini di Aleppo che facevano lezione in classi sotto terra mentre fuori rimbombavano le detonazioni dei colpi di mortaio.

Questo non avviene perché i cittadini sono degli incoscienti che vogliono sfidare il pericolo, ma perché, anche se minacciato, un essere umano, per sentirsi tale, non può vivere solo producendo, mangiando ed espletando bisogni fisiologici. Gli uomini hanno bisogno anche di bellezza, cultura, istruzione, socialità, scambio, attività fisica. Essere in salute, ma non accedere a queste cose non è vita, ma mera sopravvivenza.

Il nostro governo chiude i luoghi dove si fa cultura, socialità, sport definendole attività non “necessarie”. Ebbene, noi la pensiamo diversamente e ci atterrisce che un’intera classe di governo consideri non necessario fare sport, cultura e istruirsi nel nostro Paese. Palestre e piscine sono luoghi sicuri dove non si sviluppano contagi, ma, anzi, come è stato dimostrato ampiamente, un’attività fisica costante migliora le risposte del sistema immunitario e noi, oggi, ne abbiamo sicuramente bisogno.

I nostri governanti non si preoccupano di un’intera generazione di giovani che ha già sostanzialmente perso metà anno scolastico l’anno scorso e adesso si avvia a perdere altri mesi, dato che la didattica a distanza non può certo sostituire quella in presenza. Ignorano le istanze del mondo della cultura e dell’arte e degli artisti condannati a fare la fame. Non si curano di ristoratori, baristi e gestori di pub che, da otto mesi, stanno affrontando sacrifici di ogni genere.

Ora si apprende che sono stati stanziati dei ristori economici, ma, intanto, il messaggio che si manda a un intero Paese è devastante. Un governo che sa solo aprire e chiudere attività per rispondere al virus. Non sono riusciti, in tutti questi mesi, a potenziare in modo adeguato il sistema di tamponi e tracciamento che, di fatto, è saltato in molte parti d’Italia. Non hanno potenziato adeguatamente i reparti normali e le terapie intensive degli ospedali. Nei nosocomi mancano medici e infermieri. Non sono stati potenziati adeguatamente i mezzi di trasporto, in previsione dell’avvio dell’anno scolastico. Senza tutto questo, l’unica soluzione per combattere il virus resta quella di chiudere gradualmente tutto, massacrando attività economiche e chiudendo, di fatto, in casa gli italiani.

“Questo decreto non è un piano per il futuro, ma una dichiarazione di fallimento per il passato”, ha scritto oggi Cazzullo sul Corriere della sera. Sottoscriviamo in pieno.

Paolo Pergolizzi