“I risultati ci dicono che, nel setting studiato, non previene l’aggravamento delle condizioni di questi pazienti”, spiega Carlo Salvarani, direttore della Reumatologia di Reggio Emilia
REGGIO EMILIA – Il Tocilizumab, il farmaco immunosoppressore per alcune malattie reumatologiche e utilizzato anche per i pazienti colpiti da Covid-19, non previene l’aggravamento delle loro condizioni. E’ la conclusione di uno studio promosso e coordinato dall’Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia che ha coinvolto 24 centri in sei regioni italiane e i cui risultati sono stati pubblicati ieri sulla rivista scientifica internazionale “Jama Internal Medicine”.
Si tratta del primo studio italiano randomizzato (cioe’ in cui i pazienti sono assegnati in modo casuale per ricevere un intervento clinico, uno dei quali fungera’ da standard di controllo) su terapie anti coronavirus che arriva a pubblicazione. La ricerca, condotta in Italia tra aprile e giugno 2020, ha in particolare reclutato 126 pazienti con polmonite rilevando una percentuale simile di aggravamenti nei pazienti che avevano ricevuto il Tocilizumab (28.3%) e nei pazienti che avevano ricevuto la terapia standard (27%).
Nessuna differenza sostanziale e’ stata osservata nel numero totale di accessi alla terapia intensiva (10% Tocilizumab contro 7,9% terapia standard) e nella mortalita’ a 30 giorni (3.3% Tocilizumab contro 1,6% terapia standard). Anche il tempo alla dimissione dall’ospedale, infine, e’ risultato sovrapponibile tra i due gruppi.
“I risultati ci dicono che il Tocilizumab, nel setting studiato, non previene l’aggravamento delle condizioni di questi pazienti”, spiega Carlo Salvarani, direttore della Reumatologia di Reggio Emilia e professore ordinario di Unimore, che ha guidato lo studio insieme a Massimo Costantini, direttore scientifico dell’Azienda Usl di Reggio Emilia. “A giugno, alla fine della prima ondata, abbiamo deciso di interrompere lo studio perche’ i dati erano gia’ piu’ che solidi. Altri studi che sono stati condotti sul Tocilizumab devono ancora essere pubblicati, ma i risultati preliminari che sono stati resi noti sembrerebbero confermare le nostre conclusioni”, aggiunge.