Sanità |
Altre news
/

Coronavirus, studio Ausl mette in dubbio il Tocilizumab

21 ottobre 2020 | 17:35
Share0
Coronavirus, studio Ausl mette in dubbio il Tocilizumab

“I risultati ci dicono che, nel setting studiato, non previene l’aggravamento delle condizioni di questi pazienti”, spiega Carlo Salvarani, direttore della Reumatologia di Reggio Emilia

REGGIO EMILIA – Il Tocilizumab, il farmaco immunosoppressore per alcune malattie reumatologiche e utilizzato anche per i pazienti colpiti da Covid-19, non previene l’aggravamento delle loro condizioni. E’ la conclusione di uno studio promosso e coordinato dall’Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia che ha coinvolto 24 centri in sei regioni italiane e i cui risultati sono stati pubblicati ieri sulla rivista scientifica internazionale “Jama Internal Medicine”.

Si tratta del primo studio italiano randomizzato (cioe’ in cui i pazienti sono assegnati in modo casuale per ricevere un intervento clinico, uno dei quali fungera’ da standard di controllo) su terapie anti coronavirus che arriva a pubblicazione. La ricerca, condotta in Italia tra aprile e giugno 2020, ha in particolare reclutato 126 pazienti con polmonite rilevando una percentuale simile di aggravamenti nei pazienti che avevano ricevuto il Tocilizumab (28.3%) e nei pazienti che avevano ricevuto la terapia standard (27%).

Nessuna differenza sostanziale e’ stata osservata nel numero totale di accessi alla terapia intensiva (10% Tocilizumab contro 7,9% terapia standard) e nella mortalita’ a 30 giorni (3.3% Tocilizumab contro 1,6% terapia standard). Anche il tempo alla dimissione dall’ospedale, infine, e’ risultato sovrapponibile tra i due gruppi.

“I risultati ci dicono che il Tocilizumab, nel setting studiato, non previene l’aggravamento delle condizioni di questi pazienti”, spiega Carlo Salvarani, direttore della Reumatologia di Reggio Emilia e professore ordinario di Unimore, che ha guidato lo studio insieme a Massimo Costantini, direttore scientifico dell’Azienda Usl di Reggio Emilia. “A giugno, alla fine della prima ondata, abbiamo deciso di interrompere lo studio perche’ i dati erano gia’ piu’ che solidi. Altri studi che sono stati condotti sul Tocilizumab devono ancora essere pubblicati, ma i risultati preliminari che sono stati resi noti sembrerebbero confermare le nostre conclusioni”, aggiunge.