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Coronavirus, Speranza: “Vaccino prima ai medici”

22 settembre 2020 | 20:09
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Coronavirus, Speranza: “Vaccino prima ai medici”

Stabili i nuovi casi (1.392), in calo i morti: 14. Per il vice ministro della Salute “la circolazione del virus salirà e i focolai saranno tantissimi ma non dobbiamo preoccuparci”

REGGIO EMILIA – Sono stati superati in Italia i 300mila contagi per il Covid dall’inizio dell’emergenza. E’ quanto emerge dal bollettino del ministero della Salute, secondo cui complessivamente – comprese le vittime e i guariti – i contagi nel Paese sono stati finora 300.897.

Si è stabilizzato nelle ultime 24 ore il numero di contagi per il Covid: nell’ultimo giorno i nuovi casi sono stati 1.392 a fronte dei 1.350 del giorno precedente. In lieve calo il numero dei decessi, 14 morti nell’ultimo giorno rispetto alle 17 vittime di ieri. Il totale delle vittime è 35.738. Sono stati 87.303 i tamponi effettuati, circa 31.400 in più di ieri. Questi i dati nel bollettino del ministero della Salute. Il Lazio è l’unica regione che supera i 200 nuovi casi (+238), seguita dalla Lombardia (+182) e Campania (+156).

“A scuola a decidere su tamponi e misure deve essere l’autorità sanitaria. Questa è la sfida più importante perchè chiudere le scuole è stata la scelta piu difficle ma ora dobbiamo continuare sulla linea della prudenza’. Lo ha detto il ministro della salute Roberto Speranza a Frontiere-Festival di Salute su Repubblica e ha aggiunto che il ministero è al lavoro per aumentare la capacita di fare tamponi.

“Siamo cresciuti, siamo stati i primi ad usare test antigenici, usati negli aeroporti, e stiamo immaginando di usarli anche fuori da aeroporti e scuola, può essere una risposta importante. Stiamo sperimentando anche test salivari. Obiettivo per qusti mesi di resistenza è rafforzare la nostra capacità di tracciare. No al panico e non improvvisiamo ma fidiamoci di medici e personale sanitario”.

Il ministro poi ha invitato a vaccinarsi contro l’influenza: ‘Dico a tutti di vaccinarsi perchè quest’anno è ancora piu importante ed ottobre è il mese giusto per iniziare. Alle regioni è arrivato il 70% in più di dosi rispetto allo scorso anno’.

“Basta tagli e si deve investire, ripensando il Ssn con la parola chiave ‘prossimità’. Dunque il primo luogo di cura deve essere la casa, con l’assistenza domiciliare. L’Italia aveva l’assistenza domiciliare al 4% contro la media Ocse al 6%: con i soldi del decreto rilancio siamo passati al 6,7%. Il mio obiettivo è rendere l’italia il primo paese Ue per assistenza domiciliare per over-65 e dobbiamo superare la media del 10%”. Obiettivo, ha aggiunto Speranza, “è anche rafforzare la telemedicina e la sanità digitale. Per questo, ogni euro che si mette sul Ssn è benedetto; quindi benvenuti Mes e Recovery”.

“Ho detto che ci vorranno sei mesi per vedere la luce – ha aggiunto il ministro – ma questo non vuol dire azzerare il virus: all’inizio ci saranno poche dosi di vaccino e la scelta per l’Italia è che i primi ad essere vaccinati saranno medici e operatori sanitari e poi i fragili e gli anziani”. “Ci sono due partite: il vaccino e le cure ed anche per queste l’Italia è dentro la sfida. Al Toscana Life Science – ha sottolineato – si sta lavorando a promettenti anticorpi monoclonali ma saranno necessarie tutte le verifiche. Sui farmaci e vaccini saremo rigorosissimi”. “Le armi in campo cominciano ad essere tante e voglio dare un messaggio di ottimismo perchè ancora è dura, e ci attendono mesi di resistenza, ma alla fine – ha concluso – la battaglia la vinceremo”.

“La circolazione del virus salirà, è innegabile. I contagi continueranno a salire, però lo faranno in modo graduale, con una crescita controllata attraverso tamponi e sorveglianza. I focolai saranno tantissimi e ci sarà anche una sovrapposizione con le sindromi influenzali. Ma non dobbiamo preoccuparci”. Lo ha detto il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. “Quando si parla di seconda ondata si innesca il panico – ha continuato – la seconda ondata che vivremo in tutto il mondo difficilmente sarà come quella di febbraio e marzo perché significherebbe non usare la mascherina, non lavarsi le mani e stare vicini. E poi oggi abbiamo la sorveglianza con i tamponi”

“Gli ospedali nei mesi scorsi sono stati degli amplificatori della diffusione del virus, adesso non succede perchè ci sono dei protocolli come nelle Rsa. Oggi sono molto più preoccupato dai pranzi della domenica in famiglia e delle cene con amici. Molte persone pensano che il virus non se lo sono preso questo è un errore che non deve essere commesso” ha spiegato Sileri. “Faccio fatica a pensare che oggi ci potremmo trovare nella stessa situazione di febbraio e marzo, quando il virus ci ha attaccato alle spalle”.

“Il rischio di avere casi d’importazione è elevato. Servirebbe una strategia più ampia, non solo dell’Italia nei confronti della Francia ma una visione dell’intera Europa per dare delle linee definite” ha precisato il vice ministro. “Oggi è la Francia – ha aggiunto Sileri – ma domani i casi saliranno in Germania e poi in Inghilterra. Fino a quando non avremo un vaccino questo è ciò che dobbiamo aspettarci. Potremmo fare dei test all’aeroporto anche se il tampone negativo non porta il rischio a zero”. Secondo il viceministro “l’alternativa è avere un tampone antecedente di 2-3 giorni la partenza. Questo significa convivere con il virus perché il rischio non può essere zero. Se tutti gli Stati facessero questo potremmo intercettare le situazioni che potrebbero innescare dei focolai. Il rischio non sarà mai controllato”.

“A maggio ero contrario, perché secondo me era troppo presto. Però poi visto l’andamento dei contagi, con numeri sotto controllo, si trattava solo di aspettare. E’ giusta, ora, la decisione di riaprire gli stadi, ovviamente non con la capienza completa. Ritengo però che siano troppo pochi mille posti” ha aggiuunto Sileri ai microfoni della trasmissione “L’imprenditore e gli altri”, su Cusano Italia Tv.

“Io – ha proseguito – sono per una riapertura graduale degli stadi, che consenta un utilizzo dello stadio con le dovute misure di sicurezza: la distanza, l’uso della mascherina, e con la capienza che può andare via via aumentando. E’ chiaro – ha concluso Sileri – che una riapertura totale in questo periodo non potrà esserci”.