Coronavirus, Confcommercio: “Fatturato in calo per 6 aziende su 10”

10 settembre 2020 | 14:31
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Coronavirus, Confcommercio: “Fatturato in calo per 6 aziende su 10”

Il presidente Massarini: “Il cinque per cento delle aziende prevede pertanto di chiudere l’attività nel 2020 e un altro ventidue percento non lo esclude”. Aragona (Fdi): “Dati allarmanti, subito un tavolo fra Comune e Regione”

REGGIO EMILIA – E’ in corso in questi giorni, da parte di Confcommercio-Imprese per l’Italia Reggio Emilia, un sondaggio sugli associati per monitorare la situazione economica. “Il nostro rilevamento dati – dice il presidente di Confcommercio Reggio Emilia, Davide Massarini- ci permette di avere una fotografia della situazione alla chiusura di questa estate aggregando i dati raccolti delle attività che rappresentiamo: le imprese del turismo, del commercio e dei servizi”.

“Nel valutare questi dati, che fanno riferimento al volume d’affari di agosto a livello provinciale, non possiamo non tenere conto – spiega Davide Massarini – di quanto fatto da tanti e contrastanti fattori: lo spostamento delle date dei saldi; il ritorno al crinale appenninico come meta di prossimità in particolare nei fine settimana ma anche in sostituzione della vacanza fuori dalla regione o dal Paese; il pesante calo di fatturato dato dalla mancanza di turismo d’affari; gli effetti smart-working e cassa integrazione; la protratta chiusura delle scuole, un vero dramma per i pubblici esercizi in prossimità di queste ultime. Una situazione, dunque, a macchia di leopardo, anche se credo sia più adeguato oggi parlare di situazione a macchia di ghepardo”.

“Veniamo quindi ai dati di agosto. Meno del quaranta per cento delle aziende ha un fatturato stabile o in aumento, mentre le restanti registrano cali anche oltre il novanta per cento. Il cinque per cento delle aziende prevede pertanto di chiudere l’attività nel 2020 e un altro ventidue percento non lo esclude. Il quattordici per cento delle imprese ha dei dipendenti in cassa integrazione e il dieci percento di queste prevede di dover licenziare. Il trentanove per cento delle imprese segnala che vi è disponibilità economica nella clientela, ma per l’incertezza sul futuro rimanda l’acquisto. In merito a quanto messo in campo dal Governo, il tredici per cento delle imprese ritiene adeguate le misure adottate, il quarantaquattro per cento ritiene che lo siano solo parzialmente e il quarantatré per cento le ritiene invece inadeguate. Portando l’attenzione poi su quanto fatto dalle amministrazioni locali solo il quarantatré per cento le ritiene anche solo parzialmente adeguate mentre sono inadeguate per il cinquantadue per cento (c’è anche un sei per cento di imprese che svolgono un tipo di attività su cui le scelte amministrative locali non hanno particolare influenza)”.

“Un autunno caldo sicuramente per molti, non per tutti, e tanto dipenderà – conclude Davide Massarini – da quanto è la distanza dal vaccino e da come il Covid-19 ridisegnerà gli equilibri economici del nostro territorio. Il primo semestre 2021 sarà probabilmente quello in cui realmente vedremo le ricadute economiche di questa situazione”.

Aragona (Fdi): “Dati allarmanti, subito un tavolo fra Comune e Regione”
Sulla vicenda interviene anche il vice coordinatore regionale Fdi Alessandro Aragona che scrive: “I dati sul trend economico forniti da Confcommercio Reggio sono allarmanti e richiedono un immediato tavolo in Regione con il governatore e le istituzioni Reggiane. Così non si può andare avanti. Passeggiando per il centro storico è impossibile non accorgersi di come il Coronavirus abbia ulteriormente impattato sulla situazione già critica prima dell’emergenza sanitaria -ormai è tutto un susseguirsi di vetrine vuote e serrande abbassate”.

Continua Aragona: “A eccezione della grande distribuzione i negozi aprono e chiudono dopo pochi mesi o anni, con il risultato di un elevatissimo turnover a causa del quale il cliente non ha nemmeno il tempo di conoscere adeguatamente l’offerta del centro storico e di affezionarsi alle attività. Proseguendo su questa tendenza le imprese non riusciranno mai a stabilirsi come punto di riferimento in città. Lo smartworking in questo ha peggiorato ulteriormente il quadro: chi prima usciva dal lavoro e si fermava a comprare nelle botteghe storiche ora non sceglierà più il centro storico per effettuare acquisti, ma si rivolgerà all’online e ai centri commerciali”.

E conclude: “Chiediamo quindi con urgenza un tavolo di lavoro in Regione fra le istituzioni Reggiane e la Giunta di Bonaccini, un tavolo in cui l’opposizione sia coinvolta con le sue idee e le sue proposte. La questione ha valenza regionale in quanto non è solo una situazione locale, ma i centri storici continuano a perdere attrattività in tutta l’Emilia-Romagna. Certamente non è la via della pedonalizzazione la strada da perseguire per rilanciare il cuore della nostra città, in questa situazione emergenziale occorre fare dietrofront e rendere il più possibile accessibile il centro alle macchine”.