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Lo stipendio da deputato non basta, 5 parlamentari chiedono pure il bonus partite Iva

9 agosto 2020 | 14:57
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Lo stipendio da deputato non basta, 5 parlamentari chiedono pure il bonus partite Iva

Nonostante l’indennità da deputati hanno avuto l’agevolazione per il Covid. La segnalazione dell’Inps. Tra i beneficiari, anche un conduttore Tv

REGGIO EMILIA – Non gli bastava l’indennità lorda di 11.703 euro che corrisponde a un netto di 5.346,54 euro mensili, più una diaria di 3.503,11 e un rimborso per spese di mandato pari a 3.690 euro. E non si accontentavano nemmeno dei 1.200 euro annui di rimborsi telefonici e della cifra da 3.323,70 fino a 3.995,10 euro ogni tre mesi per i trasporti. Serviva anche il Bonus Covid.

Cinque deputati hanno chiesto all’Inps il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000 previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva: la segnalazione arriva dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inpas ed è riportata oggi dal quotidiano La Repubblica.

Secondo quanto riporta Repubblica “tre sarebbero della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva”.

A norma di legge, spiega il quotidiano, che definisce i cinque ‘furbetti di Montecitorio’, tutti i possessori di partita Iva, liberi professionisti eco.co.co, oltre ad alcune categorie di autonomi, avevano diritto di accedere all’indennità. Inps non fa ovviamente i nomi dei cinque ma sui social c’è già chi chiede al presidente Roberto Fico di rendere note le identità dei deputati.

“Oggi La Repubblica parla di 5 parlamentari, di 5 poveri furbetti che durante la pandemia hanno avuto il coraggio di avanzare richiesta allo Stato per avere il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà. Evidentemente non gli bastavano i quasi 13mila euro netti di stipendio al mese, non gli bastavano tutti i benefit e privilegi di cui già godono. È vergognoso. È davvero indecente”.

Lo scrive Luigi Di Maio su Fb. “I nomi di queste 5 persone sono coperti dalla legge sulla privacy. Bene, siano loro allora ad avere il coraggio di uscire allo scoperto. Chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore”, aggiunge specificando che “non in importa di quale forza politica” siano.