Intesa Sanpaolo traina la cordata per salvare Ferrarini

11 agosto 2020 | 16:32
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Intesa Sanpaolo traina la cordata per salvare Ferrarini

Insieme a Unicredit, Bonterre, Opas e Hp ha depositato al Tribunale di Reggio Emilia, in qualita’ di creditore legittimato, una proposta di concordato. Sul piatto un piano da 50 milioni. Braccio di ferro con i Ferrarini e i gruppo Pini

REGGIO EMILIA – Intesa Sanpaolo, insieme a Unicredit, ha depositato al Tribunale di Reggio Emilia, in qualita’ di creditore legittimato, una proposta di concordato per dar vita a un’operazione di salvataggio e rilancio della Ferrarini, gia’ in concordato preventivo. L’operazione vuole “mettere in sicurezza l’azienda, tutelare gli interessi fondamentali dei lavoratori e del territorio e le ragioni di tutte la parti coinvolte, garantendo ancora una volta quel quadro di valori che sono alla base della missione di Intesa Sanpaolo”, spiega una nota dell’istituto di credito.

Partner industriali di Intesa sono Bonterre-Grandi salumifici italiani, Opas (la piu’ grande organizzazione di prodotto tra allevatori di suini in Italia) e Hp (societa’ attiva nel sostegno e innovazione dell’agrifood). E’ di oltre 50 milioni di euro “certi e garantiti” la disponibilita’ del piano di salvataggio. Un “considerevole apporto di capitale dedicato” e dunque, come dice Milo Pacchioni, presidente di Bonterre, socio di controllo della cordata, “siamo confidenti che uno sforzo cosi’ significativo delle nostre aziende ci permetta finalmente di completare rapidamente il cammino intrapreso gia’ nel 2019 nell’ambito della procedura concordataria e valga a superare tutti gli ostacoli incontrati e quelli che ancora si dovessero frapporre: il settore dei salumi italiani dove operiamo, le tante competenze e i lavoratori di Ferrarini, i territori coinvolti meritano celerita’, sicurezza e trasparenza, specie nell’ora in cui dobbiamo superare tutti insieme la grande incognita della pandemia”.

L’offerta per Ferrarini, prosegue Giuliano Carletti, ad di Bonterre-Grandi salumifici italiani, e’ “la premessa per realizzare un piano industriale di successo per preservare e sviluppare un grande brand della salumeria italiana, sicuri che il marchio Ferrarini sara’ al centro di importantissime sinergie industriali e commerciali con il nostro Gruppo”. Infine, Valerio Pozzi, direttore generale di Opas evidenzia come la stessa Opas possa “di supportare adeguatamente l’approvvigionamento di suini nati, allevati e macellati in Italia come garanzia di qualita’, grazie a filiere produttive disciplinate ben oltre i gia’ elevati standard europei, con disciplinari volontari che valorizzano la sostenibilita’ ambientale e le esigenze di benessere animale richieste dai consumatori”. La cordata e’ anche pronta a incontrare i sindacati per esporre struttura e i contenuti della proposta e le prospettive industriali e occupazionali.

“La promozione e il sostegno a un’offerta solida, basata su forti competenze come quella che abbiamo presentato con i nostri partner industriali – afferma Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei territori di Intesa Sanpaolo – dimostra non solo che Intesa Sanpaolo e’ in grado di riconoscere e premiare l’imprenditorialita’ e il valore nel fare sistema ma anche che dispone di mezzi e professionalita’ per affrontare nel modo piu’ appropriato operazioni complesse”.

La cordata guidata da Intesa Sanpaolo ha dunque presentato una proposta di concordato concorrente con quella già presentata dalla famiglia Ferrarini. Lo può fare in virtù dell’acquisizione di Ubi Banca, creditrice di Ferrarini. Intesa un anno fa aveva chiesto anche il pignoramento dei beni personali della famiglia, contestando poi pochi mesi fa la nuova richiesta di concordato presentata dai Ferrarini.

Si apre così un braccio di ferro fra questa proposta e quella depositata dal gruppo Pini di Sondrio, che da due anni gestisce il gruppo insieme alla famiglia Ferrarini. La famiglia reggiana, travolta da 255 milioni di debiti, ha ceduto il pacchetto di controllo dell’azienda al gruppo Pini. Ma la proposta di concordato, rimborso di 88 milioni di euro nell’arco di 5 anni, non è mai arrivata al voto dei creditori e nei mesi scorsi, vista anche la concreta possibilità di una bocciatura rovinosa ed è stata ritirata con la contestuale ammissione del gruppo reggiano dei prosciutti a un nuovo piano concordatario: proposta che dovrebbe sancire l’uscita definitiva della famiglia Ferrarini e l’ingresso, a fianco di Pini, di un partner finanziario.

Ora le due proposte dovranno essere votate dai creditori. Vincerà quella con più voti.