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Il Tribunale dell’Aja: “I due marò dovranno essere processati in Italia”

2 luglio 2020 | 23:37
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Il Tribunale dell’Aja: “I due marò dovranno essere processati in Italia”

Lo ha deciso il Tribunale arbitrale internazionale, mettendo fine ad un contenzioso che dura da anni. L’annuncio del ministro Di Maio

L’AJA (Olanda) – “Il Tribunale arbitrale dell’Aja ha stabilito oggi che i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dovranno essere processati in Italia”, scrive su facebook Luigi Di Maio, ministro degli Esteri. “È una notizia molto positiva, che premia il grande lavoro svolto in questi anni dal team legale a tutela dell’Italia nelle sedi giudiziarie indiane e internazionali, nonché l’impegno diplomatico che il nostro Paese non ha mai fatto mancare alla causa dei due fucilieri di Marina”.

“La tesi dell’Italia – aggiunge – dopo anni di lunghe battaglie, ha dunque prevalso. I nostri due militari, funzionari dello Stato italiano, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni sono immuni dalla giustizia straniera. Non abbiamo mai smesso di seguire questo caso, ma voglio ringraziare anche chi mi ha preceduto per la costanza e la determinazione impiegate su questa vicenda. L’Italia naturalmente rispetterà quanto stabilito dal Tribunale arbitrale, con spirito di collaborazione. Oggi si mette un punto definitivo a una lunga agonia. Un abbraccio ai nostri due marò e alle loro famiglie.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini commenta: “Un risultato che accogliamo con soddisfazione, che mette fine a una vicenda che andava avanti da anni, particolarmente gravosa anche per i suoi aspetti umani. Per questo rivolgo un affettuoso pensiero ai nostri due marò e alle loro famiglie per i difficili momenti che hanno vissuto”.

Era il 15 febbraio 2012 quando due pescatori indiani vengono uccisi, centrati da colpi d’arma da fuoco mentre si trovano a bordo di una barca al largo delle coste del Kerala. Della loro morte vengono accusati i due marò in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie, fermati il giorno 19. Ne nasce uno scontro diplomatico con l’Italia sulla giurisdizione del caso. E’ nel giugno 2015 che l’Italia attiva l’arbitrato internazionale a fronte dell’impossibilità di arrivare a una soluzione  negoziale con l’India.