Frode fiscale e riciclaggio, sequestrati beni per 1,7 milioni

17 luglio 2020 | 11:19
Share0
Frode fiscale e riciclaggio, sequestrati beni per 1,7 milioni

Nei confronti di tre reggiani: O. C., 46 anni (già condannato in Aemilia), C. R., 38 anni e G. B., 64 anni

REGGIO EMILIA – Le fiamme gialle, nell’ambito dell’operazione “Fuori Tutto”, hanno eseguito, il 16 luglio scorso, un decreto di sequestro preventivo, nella forma per equivalente, per un valore complessivo di 1,7 milioni di euro, nei confronti di tre reggiani: Omar Costi, 46 anni, C. R., 38 anni e G. B., 64 anni, su ordine del Tribunale di Reggio Emilia, in seguito alla richiesta del sostituto procuratore Giacomo Forte.

Tra questi Costi è finito in carcere in seguito all’operazione Octopus del giugno 2014 e poi, coinvolto anche nell’inchiesta Aemilia, era finito ai domiciliari. Il 31 ottobre 2018 è stato condannato in primo grado nel maxi processo contro la ‘ndrangheta Aemilia a 19 anni e 6 mesi per le accuse del filone ordinario e a 13 anni e 9 mesi per quelle nel filone abbreviato. Ai tre indagati vengono contestati fatti di emissione di fatture per operazioni inesistenti ed evasione fiscale in relazione alla gestione di una società reggiana, formalmente attiva dal 2014 nel settore del commercio all’ingrosso di elettrodomestici e prodotti di elettronica.

Le indagini svolte hanno consentito di accertare come, nella realtà, la società fosse una cd. cartiera, il cui scopo era quello di emettere fatture false per consentire a terzi l’evasione delle imposte. Infatti, le imprese beneficiarie, annotando nelle loro scritture contabili i richiamati documenti fittizi, hanno potuto abbattere significativamente la propria base imponibile, ottenendo indebiti risparmi di imposta.

Attraverso questa società “fantasma” i tre indagati hanno emesso, nel triennio dal 2014 al 2016, circa 10,7 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti nei confronti di 35 aziende operanti tra le province di Reggio Emilia, Napoli, Ravenna e Milano, appropriandosi dei proventi illecitamente ricavati.

Le investigazioni di polizia giudiziaria, sviluppate attraverso la disamina della significativa mole di movimentazioni finanziarie sottostanti all’emissione delle richiamate fatture fittizie, hanno consentito di determinare gli ingenti profitti illeciti, ammontanti ad oltre 1,7 milioni di euro.

In particolare, sul versante finanziario, è emerso che le somme accreditate sui conti correnti dell’azienda cartiera, con bonifici ordinati dalle società clienti delle false fatture, sono state sistematicamente riciclate, mediante il trasferimento su conti esteri, intestati ad un’impresa slovacca, attiva dal 2012 nel settore della logistica e del commercio all’ingrosso, riconducibile ad un cittadino italiano, quale unico azionista, e con un management composto anche da soggetti di nazionalità austriaca e slovacca.