Comer, in cento per il primo sciopero: “Vogliono che ci dimettiamo”

10 giugno 2020 | 16:19
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Comer, in cento per il primo sciopero: “Vogliono che ci dimettiamo”
Comer, in cento per il primo sciopero: “Vogliono che ci dimettiamo”
Comer, in cento per il primo sciopero: “Vogliono che ci dimettiamo”
Comer, in cento per il primo sciopero: “Vogliono che ci dimettiamo”

Dicono i lavoratori: “Vogliamo essere considerate persone, con una vita ed una famiglia, non solo fattori produttivi utili solo per fare profitti”

REGGIO EMILIA – Il primo sciopero dei lavoratori dello stabilimento di Cavriago della Comer Industries ha avuto una partecipazione importante. Al presidio della mattina più di cento lavoratori hanno manifestato davanti ai cancelli dell’azienda, mantenendo il distanziamento previsto dalle norme anti-Covid e indossando la mascherina. Ora gli occhi sono puntati sulle motivazioni che la azienda porterà all’incontro che è stato convocato per il 16 giugno.

Spiegano Simone Vecchi e Jacopo Scialla, rispettivamente segretario generale della Fiom Cgil e della Uilm Uil di Reggio: “Tutte le aziende del territorio oggi hanno una situazione non facile, la crisi innescata dal Covid nel mondo sta creando moltissima incertezza sul futuro prossimo. Molte imprese metalmeccaniche locali ci stanno dicendo che, nell’ultimo quadrimestre, molto probabilmente ci sarà un significativo calo del fatturato, ma nessuna azienda locale, nemmeno quelle controllate da multinazionali, sta affrontando la contingenza con un peggioramento così pesante delle condizioni di vita dei dipendenti”.

Lo sciopero e la manifestazione di oggi sono proseguiti anche nel pomeriggio, pur sotto la pioggia battente, mutandosi in un’assemblea permanente dove i lavoratori hanno espresso le loro preoccupazioni per il futuro, ma anche la loro determinazione a non rinunciare allo stabilimento di Corte Tegge.

“Dalla Val d’Enza a Reggiolo è più di un’ora di macchina all’andata e altrettanto al ritorno, chi di noi ha figli o una famiglia avrà la vita impossibile e presto si troverà costretto a dimettersi”, così alcuni lavoratori che hanno preso parola durante l’assemblea nel piazzale. “Vogliamo essere considerate persone, con una vita ed una famiglia, non solo fattori produttivi utili solo per fare profitti”, hanno aggiunto altri lavoratori.

Hanno affermato amareggiati i tre delegati sindacali: “Le persone che lavorano qui sono deluse dalla proprietà, perché è chiaro a tutti che sconvolgendo la vita ai dipendenti li si porterà, prima o poi, a cercarsi un’alternativa e a dimettersi. L’azienda ci sta dicendo che non ci vuole”.

Per Fiom e Uilm resta incomprensibile ed inaccettabile che un’azienda che solo negli ultimi due anni ha distribuito quasi 20 milioni di euro di utili agli azionisti oggi chieda questo tipo di sacrificio ai dipendenti. Hanno aggiunto Scialla e Vecchi: “O l’azienda ha una crisi finanziaria profonda di cui non si è a conoscenza, oppure questa cosiddetta ottimizzazione non è altro che una riorganizzazione che punta a mantenere alto il livello dei profitti facendone pagare il costo ai lavoratori”.

Ha auspicato in conclusione Enrico Folloni della Fiom Cgil: “Le aziende chiedono sacrifici ai lavoratori quando sono in crisi, non quando sono sane, e questa azienda a nostra conoscenza è sana. Per questo ci aspettiamo un ripensamento rispetto alle posizioni prese finora”.

Nella serata di ieri intanto i rappresentanti dei lavoratori sono stati convocati dal sindaco di Cavriago, Francesca Bedogni. “L’attenzione delle Istituzioni è molto importante e sabato mattina incontreremo il Sindaco a cui esprimeremo tutta la nostra preoccupazione”, hanno commentato i sindacati.